Telefoni e droga arrivavano dentro al carcere Ucciardone a Palermo anche attraverso lanci di sacchetti che riuscivano a superare le mura di cinta del vecchio carcere borbonico.

Lo hanno scoperto gli agenti della polizia penitenziaria grazie alle intercettazioni nel corso dell’operazione  “Mobile phones in cell”, che ha portato in carcere un agente della polizia penitenziaria e alcuni detenuti e mediatori.

E’ quanto hanno scoperto gli agenti grazie alle intercettazioni e alle immagini dei sistemi di videosorveglianza.

E’ stato  individuato un gruppo di detenuti, di cui fa parte anche Fabrizio Tre Re, condannato in appello per l’omicidio al Capo di Andrea Cusimano, che comunicava costantemente con l’esterno attraverso miniphone introdotti in carcere. I componenti di questo gruppo si avvalevano della complicità di persone in libertà per introdurre nell’istituto penitenziario altri telefoni cellulari e sostanza stupefacente attraverso varie modalità, tra cui il loro lancio all’interno delle mura dalle strade circostanti.

Le videoriprese disposte dalla Procura della Repubblica hanno permesso di immortalare diversi lanci di telefonini, commissionati, comunicando telefonicamente con l’esterno,  dai detenuti. In un altro caso, invece, uno dei detenuti si era telefonicamente accordato con un complice in libertà per il lancio di hashish all’interno delle mura dell’Ucciardone.

Dentro al carcere c’era un vero e proprio commercio di miniphone e di Sim card, con tanto di “tariffari”. Sono stati iscritti nel registro degli indagati anche altri due detenuti i due avrebbero promesso a Scafidi  tra 1000 e 1.500 euro per avere un telefonino. in carcere. Il telefono in carcere consente, come hanno accertato gli agenti, di proseguire e controllare le attività illecite dentro al carcere di godere di una supremazia tra i detenuti. Solo da ottobre avere un cellulare nelle celle è diventato reato. Prima era punito con una sanzione disciplinare.

Il nucleo della polizia penitenziaria ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare e arrestato cinque persone accusate di corruzione e commercio illecito di sostanze stupefacenti. L’operazione “Mobile phones in cell” è stato coordinata dalla Procura.

Il gip di Palermo ha firmato i provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti di Giuseppe Scafidi, Fabrizio Tre Re, Teresa Altieri, Rosario Di Fiore e James Burgio. Risultano indagati per il delitto di corruzione: Giuseppe Scafidi, Fabrizio Tre Re, Teresa Altieri e Rosario Di Fiore; Tre Re e Burgio sono indagati anche commercio illecito di sostanze stupefacenti.

Secondo le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo della Polizia Penitenziaria, insieme al Reparto territoriale dell’Ucciardone, Giuseppe Scafidi, agente di polizia Penitenziaria, sospeso dal servizio, in forza all’Ucciardone di Palermo, avrebbe accettato somme di denaro per introdurre uno smartphone e due miniphone all’interno del carcere. I tre dispositivi erano destinati al detenuto Fabrizio Tre Re, condannato con sentenza della Corte di Appello di Palermo per l’omicidio di Andrea Cusimano, commesso in concorso con Calogero Pietro Lo Presti al mercato del Capo di Palermo nell’agosto del 2017. “Scafidi – spiegano le forze dell’ordine – ha ricevuto la somma di 500 euro per compiere l’atto contrario ai doveri del proprio ufficio, tramite Teresa Altieri, moglie di Tre Re, avvalendosi della mediazione di Rosario Di Fiore. La consegna dei telefonini a Tre Re non è riuscita grazie all’intervento del servizio investigativo della polizia penitenziaria che ha proceduto al sequestro dei dispositivi. Attraverso le intercettazioni telefoniche e ambientali è consentito di acquisire ulteriori elementi di prova e di contestare altri reati, relativi ad un commercio illecito di sostanze stupefacenti. E’ stato, infatti, possibile documentare alcuni episodi in cui telefonini illecitamente introdotti in carcere sono stati utilizzati dai detenuti per porre in essere trattative finalizzate alla vendita di sostanza stupefacente. Di uno di questi episodi si è reso responsabile lo stesso Tre Re che ha trattato telefonicamente con James Burgio, detenuto nel carcere di Augusta, la vendita a dei complici in libertà di una partita di circa 5 chili di droga”.

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