L’Asp di Palermo ha attivato l’ADI Covid mediante la realizzazione di 4 team dedicati: due per le cure Domiciliari Integrate e due per le Cure Domiciliari Palliative.

L’attività è dedicata ai pazienti (che necessitano di cure domiciliari) risultati positivi al tampone o in isolamento fiduciario con bisogni sociosanitari non procrastinabili.

L’Asp di Palermo garantisce anche la trasfusione domiciliare ai pazienti, risultati positivi al Covid, affetti da talassemia (o altre emoglobinopatie). Tale attività è assicurata anche ai pazienti oncologici che hanno necessità di gestire le medicazioni degli accessi vascolari a cui non può essere assicurata in ospedale la prestazione in quanto positivi al covid.

L’attivazione dei team ADI Covid è un passso in più che si aggiunge alle indicazione del Comitato tecnico scientifico che vuole puntare di più sui medici di famiglia. Una idea per realizzare la quale, però, serve tempo e che non esclude i team ADI che hanno anche compiti aggiuntivi.

Il 12 novembre scorso il Comitato tecnico scientifico della Regione Siciliana che aveva formalizzato un documento per la gestione dei pazienti positivi al Covid che non necessitano di ricovero ospedaliero.

Secondo gli esperti siciliani “oggi si hanno maggiori conoscenze sul Covid19 e si sa che diagnosi e terapia precoci possono aiutare a prevenire temibili complicanze. Così il ruolo del medico di medicina generale diventa fondamentale, ancor più quando integrato dalle Usca e supportato dai Dipartimenti”.

Il modello prevede la gestione diretta dei pazienti positivi, dei paucisintomatici e dei pazienti con malattia lieve (febbre, tosse, mal di gola, dolori muscolari etc) per i quali è previsto un sistema integrato di visite domiciliari, telemedicina, monitoraggi telefonici da parte dei medici medicina generale, dei medici delle USCA ma anche di specialisti di diverse discipline che potranno valutare anche le comorbilità.

Per gli esperti del Cts siciliano “dal momento della semplice infezione è fondamentale non sentirsi soli a combattere contro il virus ed è fondamentale sapere che c’è qualcuno che sa quando e come assisterti con cure mediche appropriate o quando c’è bisogno di una rapida ospedalizzazione”.

Il CTS ha messo anche a disposizione dei medici generali le migliori conoscenze scientifiche ed empiriche, in una parola le buone pratiche clinico-assistenziali e sintetizza quali sono gli attuali protocolli di monitoraggio clinico e soprattutto terapeutico a seconda che si tratti di pazienti asintomatici, paucisintomatici o con lievi sintomi anche con comorbilità.

“Si valorizzi il ruolo del “Medico di Famiglia”: ottimo il traguardo della esecuzione dei tamponi – dicono in coro gli esperti del CTS- ma si faccia uno sforzo in più. Quella del “proprio medico” è una voce amica e non una qualsiasi ma quella qualificata di chi ti conosce dal punto di vista clinico e personale e ti può assistere nelle fasi iniziali della patologia meglio di chiunque altro, meglio di qualsiasi ospedale perché siamo ancora nella dimensione del rapporto “a due” quella che gli scienziati chiamano medicina personalizzata e che pongono all’apice delle migliori pratiche cliniche”.

Il CTS rileva infine che “non si tratta di decongestionare gli ospedali, ma di assistere rapidamente i pazienti positivi con la strategia migliore che al momento la scienza medica ci suggerisce: è un modello che va bene non solo per il COVID-19 ma per qualsiasi patologia”