E’ certamente stata una delle Procure italiane più chiacchierate per via di alcuni scandali, capaci di scuotere le fondamenta del sistema giudiziario. La magistratura di Siracusa ha subito due inchieste, la prima nota come Veleni in Procura, si è  conclusa con la condanne per abuso d’ufficio in concorso, in via definitiva, ad un anno di reclusione dell’ex capo della Procura Ugo Rossi, ad un anno e sei mesi dell’ex pm Maurizio Musco mentre è stato assolto l’ex procuratore della Repubblica di Siracusa, Roberto Campisi.

La seconda, denominata Sistema Siracusa, su una presunta compravendita di sentenze per agevolare un gruppo imprenditoriale, ha visto il patteggiamento a 5 anni dell’ex pm Giancarlo Longo, costretto a lasciare per sempre la toga.

L’ex sottosegretario al Tesoro, il siracusano Gino Foti, che, proprio nella giornata di oggi ha perso il fratello, Armando, ha fatto sapere che il Consiglio superiore della magistratura, dopo il suo esposto presentato il 21 dicembre del 2011, in merito ai dei presunti legami tra pezzi della Procura di Siracusa ed alcuni avvocati, in particolare Piero Amara e Giuseppe Calafiore (coinvolti in alcune inchieste, tra cui a Messina e Roma, su presunti casi di corruzione di giudici, per cui hanno patteggiato la pena) ha disposto l’archiviazione di 3 magistrati che operavano al palazzo di giustizia di Siracusa.

“Comunico che – si legge nel documento del segretario generale del Csm, Paola Piracchini – il Consiglio superiore della magistratura ha deliberato l’archiviazione della pratica in quanto il dottor Maurizio Musco non fa più parte dell’Ordine giudiziario, a seguito di rimozione dal 7 luglio del 2020 ed in quanto i dottori Ugo Rossi e Roberto Campisi (ex capo della Procura di Siracusa nonché pm della stessa Procura, ndr) non fanno più parte dell’Ordine giudiziario per intervenuto collocamento a riposo”.

Amaro il commento di Foti, autore dell’esposto, arrestato nel 2008 nell’inchiesta della Procura di Siracusa, denominata Oro Blu per tentata estorsione ai danni della Sai 8, l’ex gestore del servizio idrico, finita poi in bancarotta. E proprio in quel periodo a guidare la Procura c’era Ugo Rossi mentre nella Sai 8 aveva un incarico da dirigente il figliastro del magistrato, era, invece, consulente legale della stessa società, Piero Amara. Quest’ultimo è finito insieme ad un altro avvocato, Attilio Toscano, figlio dell’ex Procuratore aggiunto di Siracusa, Giuseppe Toscano, nell’inchiesta della Procura di Siracusa per concorso in bancarotta fraudolenta.  Secondo quanto ipotizzato dall’accusa, la Sai 8 avrebbe distratto i beni anche attraverso delle laute consulenze, finite, nella loro ricostruzione, nelle tasche dei due professionisti. Il processo per Foti è ancora in corso e nel gennaio prossimo arriverà la sentenza di primo grado.

Lo stesso Foti, in relazione al pronunciamento del Csm, ha scritto al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, di cui del Consiglio superiore della magistratura è presidente. “E’ fin troppo evidente la mortificazione nel constatare un così grave e ingiustificabile ritardo – scrive Foti nella lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – con cui un organismo di così grande importanza, tanto da essere presieduto dalla più alta carica dello Stato, ha risposto alle segnalazioni articolate e documentate di un cittadino, senza essere pervenuti ad alcuna valutazione e decisione sul merito, sostanzialmente per il decorso del tempo”.

“Detto ritardo suscita notevoli perplessità anche in considerazione delle recenti inchieste che hanno coinvolto alcuni componenti del Csm dalle quali sono emerse inquietanti disfunzioni. Un’inchiesta sollecitata dalla Signoria vostra  sarebbe utile per accertare le ragioni di così deplorevole e sospetto ritardo”.