La controversa assegnazione del Bastione di Cefalù, è passata al vaglio della magistratura e potrebbe presto giungere ad almeno un rinvio a giudizio. E’, infatti, del 24 novembre la notizia – lanciata dall’agenzia Ansa – della conclusione delle indagini e della richiesta al giudice, da parte del pm Paolo Filippini, titolare dell’indagine, del rinvio a giudizio del rappresentante legale dell’impresa che gestisce l’edificio storico di Cefalù.
Le ipotesi di reato sarebbero quelle di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e malversazione a danno dello Stato.
Da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri erano, infatti, stati stanziati, nei confronti di una Ats, centonovantacinquemila euro per lo scopo di incentivare l’occupazione giovanile con finalità sociali e culturali al Bastione di Cefalù, dove, piuttosto che un centro polifunzionale, è stato aperto un ristorante pizzeria.
L’indagine, avviata, in seguito a un esposto, dalla tenenza della guardia di finanza di Cefalù e poi trasferita per competenza presso il tribunale di Milano, potrebbe però avere ulteriori risvolti. Diversi sarebbero ancora i nodi da dipanare in una matassa che continua a rimanere assai ingarbugliata.
Nel gennaio del 2013 la giunta municipale del comune di Cefalù, guidata dal sindaco Rosario Lapunzina, volle ispezionare con una manifestazione di interesse se vi fossero soggetti interessati a valorizzare l’edificio del vecchio Bastione per realizzarvi un museo civico e una biblioteca.
L’avviso, che rimase affisso in albo pretorio per brevissimo tempo, vide la partecipazione di una Ats: Fuori Orario (Capofila), La Nave dei folli (Partner), Città di Cefalù (Partner) e Lulù pub (Partner) per un progetto denominato “Ceck point – Centro culturale Kephaloidion”. Successivamente alcuni di questi partner decisero di abbandonare l’idea.
A due sole ore dalla chiusura del bando si insediò una commissione giudicatrice che in tempi record ritenne il progetto meritevole, tanto che l’amministrazione decise di porre in essere tutta la documentazione per procedere all’assegnazione del bene.
La cosa destò molto stupore e fece gridare l’opposizione di allora allo scandalo, ma, tra scalpore e chiacchiere da bar, l’Ats riuscì a ottenere un finanziamento a fondo perduto da parte della Presidenza del Consiglio.
Nel novembre del 2015 il responsabile del servizio patrimonio invitò l’associazione Fuori Orario alla sottoscrizione della concessione di parte del fabbricato Bastione per la destinazione di museo civico e biblioteca comunale. Destinazione d’uso assai diversa da quella di ristorante e pizzeria.
Il resto è praticamente storia recente con inizio dell’attività della struttura avviato nel giugno del 2018 con, come è giusto in questi casi, un sontuoso taglio di nastro operato dal primo cittadino.
In quella occasione nessuno degli intervenuti si accorse che l’edificio del Bastione non veniva gestito secondo gli accordi stipulati con il Municipio. E a piazza Duomo a Cefalù, al Palazzo di Città sembrerebbe che nessuno ancora una volta si sia accorto di nulla quando furono accolte le istanze dell’Ats per la concessione di suolo pubblico, degli spazi antistanti il manufatto del Bastione.
Questo fino allo scorso mese di aprile quando gli uffici comunali, in pieno lockdown, bloccarono per 60 giorni la concessione ai giovani imprenditori affinché potessero adeguare la documentazione del locale alla normativa. A giugno la riapertura dei battenti e adesso la notizia della chiusura delle indagini da parte della procura di Milano con un rinvio a giudizio all’orizzonte.
Non è da escludere però che un nuovo filone delle indagini possa aprirsi per accertuare eventuali responsabilità di altri soggetti nella vicenda.
Si legge nel comunicato dell’Ansa che fa riferimento al capo d’imputazione: “l’amministratore dell’Ats e presidente dell’associazione capofila, che aveva ottenuto di versare un canone agevolato per l’affitto dello storico edificio comunale, traeva in inganno, attraverso dichiarazioni e documentazione mendace, l’amministrazione erogante i contribuiti pubblici(…)attestando l’effettivo avvio delle attività socio culturali da parte dell’Ats e l’assunzione di 11 persone per lo svolgimento del progetto finanziato, così ottenendo in assenza delle condizioni amministrative l’erogazione della somma complessiva di 195 mila euro. Lo stanziamento vincolato alla realizzazione del progetto ‘Ceck Point – Centro Culturale Kephaloidion così come l’immobile del comune, sono invece stati usati per finalità diverse rispetto a quelle per cui erano stati concessi – attivazione di un centro polifunzionale con Museo Civico, Biblioteca, Caffè Letterario e Laboratori – e impiegati per l’esercizio di un’attività di ristorante pizzeria a prevalente scopo commerciale”.
Non sempre allora i bastioni sono da considerarsi inespugnabili, la giustizia adesso farà il suo corso. Trattandosi di un bene pubblico la cittadinanza ha il diritto di conoscere la verità.

Qui la replica della società che gestisce il Bastione

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