Non piace al Sippe, un sindacato di Polizia penitenziaria, la scelta di far lavorare i detenuti nel bar del carcere di Augusta. Una scelta, comunque, piovuta dall’alto, dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che ha posto fine alla gestione degli spacci ad enti esterni. Nel caso di Augusta, come fa sapere il dirigente nazionale del Sippe, Sebastiano Bongiovanni, ad occuparsi del bar era un’associazione di Polizia penitenziari ma l’amministrazione carceraria, su input del Dap, ha previsto, secondo quanto sostiene il Sippe, la gestione ad agenti in servizio, affidando la manodopera ai detenuti.

Il sindacato, denunciando una cronica carenza di personale, nelle settimane scorse si è rivolta alla direzione del penitenziario di Augusta sollecitandola a chiedere al Dap una deroga per consentire all’associazione di continuare a svolgere quel servizio, evitando altre incombenze al personale.

“Non comprendiamo la decisione di far gestire gli spacci al personale di Polizia penitenziaria con la carenza di organico che abbiamo – attacca il dirigente nazionale del Sippe, Sebastiano Bongiovanni –  ma cosa grave è che debbano lavorare in un contesto, in un luogo di ristoro adibito principalmente al personale di Polizia penitenziaria i detenuti sottoposti all’artcolo 21. E’ evidente che questa disposizione impartita dall’amministrazione penitenziaria reca un grave danno su tutti gli aspetti. Il Sippe prende atto che tutte le azioni “innovative” prese sono sempre a danno del personale di Polizia penitenziaria. Alla casa circondariale – conclude il dirigente nazionale del Sippe, Sebastiano Bongiovanni – di Augusta ad esempio la situazione sta diventando insostenibile e non vediamo, non costatiamo nemmeno la più minima comprensione da chi ci dirige”.