Uno dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia è certamente la ristorazione. Ma i provvedimenti del Governo nazionale per contenere il contagio sono definiti illogici e contraddittori da questa categoria, molti imprenditori non comprendono i motivi per i quali a pranzo è possibile recarsi nei locali ma a cena no: alle 18, infatti, si deve chiudere bottega svolgendo solo il servizio di asporto.

Oltre alla critiche ci sono poi le proposte, come quella lanciata da un ristoratore siracusano, Alessandro Spadaro, che, “armato” di cartelli ha provato a rendere più elementari le esigenze sue e dei suoi colleghi, invitando la deputazione nazionale a rivedere alcuni punti del Dpcm.

“Voglio subito dire – racconta Alessandro Spadaro – che il mio locale, per via della sua tipologia, non è aperto a pranzo, per cui ho deciso di chiudere, dedicandomi solo all’asporto ma di certo così non si va da nessuna parte. A mio avviso, basterebbe un po’ di buon senso per estendere l’apertura dei ristoranti e delle pizzerie fino alle 22. Innanzitutto, distanziando i tavoli in modo da raggiungere un ottimale livello di sicurezza, inoltre, ogni tavolo avrà un numero massimo di sei persone. Mi sembra abbastanza semplice, in questo modo non ci sarà alcun assembramento”.

Secondo l’imprenditore della ristorazione di Siracusa, il Governo nazionale ha sbagliato nel mettere tutta la ristorazione in un unico calderone. “Mi sembra abbastanza evidente – spiega Alessandro Spadaro – che non possiamo essere tutti uguali. La mia attività non può essere uguale allo street food, tanto per fare un esempio, o magari ai locali che fanno solo asporto. Anzi, a proposito di questi ultimi, posso dire che sono stati loro a trarre vantaggio dai provvedimenti del Governo, noi, come tanti altri locali della ristorazione, il servizio di asporto o a domicilio lo facciamo per i nostri clienti ma non è il nostro core business”.