E pensare che l’ex sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, e l’attuale primo cittadino, Francesco Italia, hanno condiviso tutto, sotto l’aspetto politico. Perfino gli attacchi del cosiddetto Sistema Siracusa, quel grumo di potere composto da pezzi di magistratura, avvocati ed imprenditori che avrebbe agevolato alcune inchieste contro il Comune di Siracusa.

Insomma, quasi inseparabili, al punto che Garozzo, nella primavera del 2018, prima delle elezioni amministrative, decise di non ricandidarsi, lasciando il campo al suo vicesindaco, Francesco Italia, che, nelle settimane successive, trionfò, vincendo la tornata elettorale.

Le strade si sono poi divise, Garozzo ha scelto di seguire Matteo Renzi, di cui è amico, approdando a Italia Viva, Italia, invece, ha sposato il progetto politico di Carlo Calenda. Ma nel partito renziano c’è un altro esponente di spicco, Giovanni Cafeo, deputato regionale, ex Pd anche lui. Anche Garozzo e Cafeo, nella prima fase amministrativa dell’ex sindaco di Siracusa, erano molto uniti visto che l’attuale parlamentare Ars era capo di Gabinetto di Garozzo, salvo poi separarsi. Entrambi, però, condividono poco la linea politica del sindaco e così la “guerra fredda” si sta consumando in giunta.

A rappresentare Italia Viva nella squadra del sindaco ci sono tre assessori: Cosimo Burti (Sviluppo economico, Sanità), Alessandro Schembari ( Turismo, Servizi demografici e Servizi cimiteriali) e  Sergio Imbrò (Centro storico e Protezione civile).

In queste ultime settimane, le riunioni della giunta sono praticamente disertate dagli esponenti di Italia Viva, non ci sarebbe, infatti, la loro firma nei provvedimenti adottati.  E poi dall’esterno, ci sono gli attacchi  da parte di Alessandra Furnari, coordinatrice provinciale di Italia Viva, peraltro fino a qualche mese fa assessore alle Politiche sociali. L’ultimo affondo è relativo alla gestione dei buoni spesa, criticando l’operato dell’attuale assessore, Maura Fontana.

Al sindaco viene contestato di ascoltare poco tutte le componenti politiche così come non convince ad alcuni alleati la scelta di aver creato una Troika, composta dallo stesso Italia, dal vicesindaco, Pierpaolo Coppa e dal capo di Gabinetto, Michelangelo Giansiracusa, capace di monopolizzare l’agenda politico-amministrativa.