Confermata la norma che mette un tetto alle pensioni d’oro degli ex dirigenti della Regione Siciliana a 160 mila euro l’anno. La legge, votata dall’Ars nel 2014, ha passato il vaglio della Corte costituzionale chiamata in causa dalla sezione giurisdizionale d’Appello della Corte dei conti su ricorso di un ex dirigente regionale.

Secondo la Consulta la questione di legittimità costituzionale non è fondata e il tetto alle pensioni d’oro resta in vigore (Sentenza 263/2020, presidente Morelli).

I magistrati contabili siciliani affermavano che la disciplina regionale avrebbe introdotto “un prelievo forzoso, che non si conformerebbe ai princìpi di eguaglianza, ragionevolezza e proporzionalità”.

Il prelievo, inoltre, non rappresenterebbe una misura straordinaria, una tantum e agevolmente sostenibile, poiché si estende per cinque anni e sei mesi (è stato applicato sino al 31 dicembre 2019) e vanifica, in mancanza di specifiche e inderogabili esigenze, il ragionevole affidamento nella sicurezza giuridica e nella stabilità del trattamento di quiescenza. Per la Consulta, invece, non si può ritenere irragionevole il bilanciamento attuato dal legislatore siciliano.

“Il sacrificio imposto ai pensionati dell’amministrazione regionale, destinatari di un trattamento complessivamente favorevole – è scritto – , risulta sostenibile e rispettoso delle garanzie di proporzionalità e di adeguatezza sancite dagli articoli 36 e 38 Costituzione“.

“La disciplina siciliana non soltanto è assistita da una congrua giustificazione, legata alla salvaguardia dell’equilibrio del sistema previdenziale regionale e della razionalità e dell’efficienza della gestione demandata al Fondo pensioni Sicilia, ma non implica neppure una riduzione sproporzionata e definitiva del trattamento pensionistico“, concludono i giudici costituzionali.

“L’eventuale firma di Musumeci per aumentarsi pensione e liquidazione, come ha fatto a fine ottobre la stragrande maggioranza dei deputati regionali, tranne quelli del M5S, rischia di finire tra i grandi misteri, come Atlantide o il Triangolo delle Bermude: sullo scandalo perpetrato recentemente all’Ars, il presidente non ha mai detto se anche lui ha firmato o no per il vergognoso auto-aumento”.

Lo afferma intanto il capogruppo del M5S all’Ars Giorgio Pasqua.

“A oltre un mese dalla squallida vicenda, avvenuta in pena pandemia, mentre gran parte di siciliani non sa come mettere assieme il pranzo con la cena – afferma Pasqua- non è ancora dato sapere se il presidente ha firmato o no per regalarsi questi aumenti. E dire che glielo abbiamo chiesto in tutte le salse, e con noi lo ha fatto anche qualche giornalista. Evidentemente spera che la vicenda scivoli nel dimenticatoio. Noi non lo permetteremo: lo dobbiamo ai siciliani che ci hanno mandato a rappresentarli dentro le istituzioni”.

“Comprendiamo – conclude Pasqua – la sua difficoltà. Giustificare un’eventuale firma non sarebbe operazione facilissima, specie in un momento come questo, in cui ai cittadini si chiedono sacrifici continui. Musumeci, però, non può derogare alla trasparenza, specie se questa per lui è una sorta di vessillo, se è vero, come è vero, che appena due anni fa la definiva ‘presupposto per poter governare’. Ma evidentemente, tra le parole e i fatti la distanza è siderale. E le cose realizzate, o meglio non realizzate, dal suo governo lo testimoniano ampiamente”