Sarà rideterminata la pena di Maurizio Giuseppe Nicosia, condannato all’ergastolo per la lupara bianca dell’ autotrasportatore Giuseppe Bruno, scomparso nel maggio del 2004, strangolato e il cui corpo era stato dato in pasto ai maiali.

La Corte di Cassazione ha infatti accolto il ricorso della difesa ed ha riconosciuto l’attenuante del delitto d’impeto, mentre in primo e secondo grado all’imputato era stata contestata l’aggravante dei futili e abietti motivi.

La Cassazione ha rinviato alla Corte d’appello di Catania per la rideterminazione della pena. Nicosia era stato arrestato nel 2017.

Bruno, 50 anni, sposato e padre di 4 figli, che abitava nella frazione Cacchiamo di Calascibetta (En), aveva da poco tempo rilevato una tabaccheria a Villarosa (En). Scomparso nel primo pomeriggio dalla rivendita, aveva lasciato tutti i suoi oggetti personali.

Le indagini, archiviate e riaperte per ben tre volte, avevano accertato che l’uomo si era recato nella masseria di Maurizio Nicosia con la sua jeep, ritrovata dai familiari due giorni dopo la scomparsa parcheggiata nell’area di sosta Santa Barbara dell’autostrada A19. Il proprietario della masseria aveva ammesso di avere ricevuto la visita di Bruno, sostenendo che era andato via pochi minuti dopo.

Le indagini erano state riaperte nel 2015 dalla Dda di Caltanissetta sulla base delle rivelazioni del pentito Santo Nicosia, cugino di Maurizio. Bruno aveva chiesto il saldo di un prestito da 90 mila euro, fatto ad un familiare di Maurizio Nicosia e ci sarebbe stata una violenta discussione al culmine della quale il pregiudicato lo aveva strangolato con una corda.

Sempre in merito ad un caso di lupara bianca, c’è da segnalare che nello scorso mese di luglio, i giudici del Riesame di Catania hanno respinto il ricorso della difesa di Raffaele “Rabbiele” Forestieri, 40 anni, di Pachino, arrestato dai carabinieri per l’omicidio di Emanuele Nastasi, 34 anni, pachinese, vittima di un caso di lupara bianca riconducibile ad una lite per un debito di droga di soli 80 euro. Gli li avvocati Luigi e Paolo Caruso Verso, hanno annunciato istanza in Cassazione. La difesa aveva chiesto la scarcerazione a seguito della scoperta di nuovi particolari relativi al delitto.