È ormai assodato dalla comunità scientifica che il SARS-CoV-2 si trssmetta tramite le particelle d’aria contenenti i virioni infettivi. Ora, una ricerca dell’Università della Florida si è posta come obiettivo quantificare la presenza del virus all’interno di un’auto. Ne parla Futura-Sciences.com.

Gli studiosi hanno chiesto a una paziente con sintomi moderati di Covid-19 (non tossiva e non aveva la febbre) di guidare la sua vecchia auto, senza mascherina, con i finestrini chiusi e l’aria condizionata accessa, percorrendo il tragitto dalla clinica a casa (15 minuti) con un dispositivo che filtra le particelle d’aria a seconda della loro dimensione, attaccato allo specchietto centrale. In auto la temperatura variava tra i 22,8 e i 24,2 gradi e l’umidità tra il 42,5% e il 55,2%.

Due ore dopo, un tecnico, con le protezioni necessarie, ha recuperato il dispositivo e lo ha portato in laboratorio per le analisi del caso. L’RNA, presente nei campioni, è stato estratto e il SARS-CoV-2 rilevto in ciascuno dei quattro compartimenti del filtro, cioè in particelle di dimensioni comprese tra 0,2 e 2,5 micrometri. Le particelle con più virus erano quelle più piccole.

Poi, per verificare la capacità del materiale genetico identificato di produrre effetti patogeni, i ricercatori lo hanno inoculato nelle cellule di una scimmia.

Ebbene, gli effetti negativi sulle cellule sono diventati evidenti tre giorni dopo l’inoculo del materiale genetico raccolto nel filtro contenente le piccole particelle, mentre nessun segno di infezione era presente nelle cellule che erano state infettate con il materiale genetico ottenuto dagli altri scomparti del filtro, contenenti le particelle più grandi.

Premettendo un dettaglio (durante un’infezione reale, i virioni non si trovano direttamente all’interno della cellula ma devono fare uno sforzo per penetrare), gli autori hanno concluso che i dati ottenuti evidenziano il rischio potenziale di trasmissione del coronavirus da parte di persone con sintomi minimi nello spazio ristretto di un’auto.

Da rimarcare, infine, che lo studio deve essere sottoposto a peer review (la procedura di valutazione e di selezione degli articoli o dei progetti di ricerca effettuata da specialisti del settore per verificarne l’idoneità alla pubblicazione o al finanziamento).