Nasce ANBI, Associazione Nazionale Bowling e Intrattenimento. Un centinaio di centri aderenti, da Trapani ad Aosta, dimensioni smisurate, a metà tra impianti sportivi e luoghi di divertimento, a metà tra tutto con i codici Ateco che dicono che siano Sale giochi ma anche come le palestre, come cinema, come piscine, come sale bingo e sale scommesse. E anche come parchi a tema. Anche, ma non solo. Esclusi da tutti i decreti ristoro, chiusi dall’8 marzo, aperti tra fine giugno e metà luglio, in funzione delle ordinanze dei presidenti di regione, per essere richiusi da metà ottobre con nessuna previsione di riapertura.

Protestano quindi i rappresentanti delle sale bowling anche in Sicilia. “Nel lungo non riaprirà nessuno – si legge in una nota dell’associazione -, saremo tutti chiusi prima. Vittime dei codici Ateco, prima che del Covid, condannati ad una agonia che si trascina da un anno, effetti collaterali di fuoco amico che ha falcidiato quanto la pandemia. Dipendenti condannati a vivere da un anno con circa 600 euro al mese, e non tutti i mesi. Affitti da migliaia di euro che solo la buona volontà dei proprietari degli immobili possono aver ridotto, utenze elettriche che, anche a bocce ferme, non scendono mai sotto i 2000 euro al mese, causa i canoni fissi di distribuzione e dispacciamento”.

“Siamo un enorme cimitero”, dicono in coro, uniti, nella speranza di riuscire ad urlare più forte. “La politica è sorda, immobile e del tutto cieca a quanto accade nel mondo reale. Cosa possiamo fare per farci sentire, per far capire che esistiamo anche noi, che vogliamo solo riprendere a lavorare come i tabaccai, i negozi di abbigliamento, gli uffici, i parrucchieri, le profumerie, le librerie, le edicole? Perchè abbiamo spazi enormi, possiamo controllare gli accessi di chi entra e di chi esce, possiamo rispettare tutti i dispositivi di sicurezza e lo abbiamo già fatto. E con successo, perchè il pubblico è la nostra linfa vitale e preservarlo è per noi una necessità sempre, prima che un obbligo di legge”.