• Il prefetto di Palermo ha sospeso il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto
  • L’uomo è indagato per corruzione e abuso d’ufficio in una inchiesta della Procura di Termini Imerese
  • L’inchiesta riguarda una presunta Tangentopoli al Comune di Casteldaccia
  • Il sindaco, arrestato nel dicembre 2019 e sospeso, era tornato al Palazzo di Città il 28 marzo scorso, dopo la revoca dei domiciliari

Il prefetto di Palermo sospende il sindaco di Casteldaccia

Con decreto adottato, in data odierna, dal Prefetto di Palermo, è stata dichiarata, ai sensi dell’articolo 11 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, la sospensione ope legis di Giovanni Di Giacinto, Sindaco del Comune di Casteldaccia.

Respinto il ricorso, disposto il divieto di dimora

Il predetto provvedimento è stato adottato in considerazione che l’ordinanza adottata in data 22 settembre-21 ottobre 2020 dal Tribunale di Palermo — Sezione per il Riesame dei provvedimenti cautelari personali e reali — con la quale è stata disposta, nei confronti di Di Giacinto, la misura del divieto di dimora, ai sensi dell’articolo 283 c.p.p., nel Comune di Casteldaccia — è divenuta definitiva a seguito della sentenza della Cassazione —Sesta Sezione del 20 gennaio 2021, che ha rigettato il ricorso prodotto dall’interessato contro tale divieto.

Le accuse e l’inchiesta

Di Giacinto è indagato per corruzione e abuso d’ufficio in una inchiesta della Procura di Termini Imerese su una presunta Tangentopoli al Comune di Casteldaccia.
Il sindaco era già stato sospeso una prima volta – dopo il suo arresto avvenuto nel dicembre 2019 – ma il 28 marzo 2020 era tornato al Palazzo di Città. Il provvedimento era stato deciso dopo la revoca degli arresti domiciliari. Di Giacinto è accusato dai Pm, tra l’altro, di avere siglato un accordo con una cooperativa che gestiva i servizi sociali e in cambio avrebbe piazzato alcuni giovani per lo svolgimento del servizio civile. Grazie a questo patto la cooperativa sarebbe riuscita ad ottenere “la sottoscrizione di un accordo di partenariato, teso alla realizzazione di progetti per la prevenzione ed il contrasto della violenza maschile sulle donne ed i minorenni”. Tra le accuse anche l’assegnazione diretta senza gara a una ditta che si occupa di raccolta differenziata di rifiuti in cambio dell’assunzione di persone da lui segnalate.

La richiesta di dimissioni del deputato Davide Aiello della Commissione nazionale antimafia

“La sezione del riesame del tribunale di Palermo ha disposto il divieto di dimora per il sindaco Giovanni Di Giacinto. Stamattina il Prefetto di Palermo Giuseppe Forlani, alla luce dell’ordinanza e delle misure cautelative emesse dal tribunale del riesame, ha disposto nuovamente la sospensione dall’incarico di sindaco nei confronti di Giovanni Di Giacinto, che era già stato sospeso dal precedente prefetto De Miro”. Lo dichiara in una nota il deputato Davide Aiello, componente della commissione nazionale antimafia.
“Ho sempre sostenuto che il sindaco non potesse rientrare nel pieno possesso delle proprie funzioni e in merito si è espressa anche la Corte di Cassazione bocciando il ricorso che chiedeva la sospensione delle misure cautelatevi nei confronti di Giovanni Di Giacinto. Ciò è a dimostrazione del fatto che le nostre non erano parole buttate al vento e che non si trattasse di invenzioni. Il pronunciarsi da parte della Corte di Cassazione – continua Aiello – è la dimostrazione degli atti corruttivi che sussistono in queste indagini che vedono il primo cittadino accusato di corruzione e abuso d’ufficio in un’inchiesta della Procura di Termini Imerese. Queste sono le amministrazione di piccole comunità che invece di pensare ai proprio Cittadini pensano al proprio tornaconto personale. Il sindaco – conclude Aiello- dovrebbe seriamente valutare l’ipotesi dimissioni, cosi da poter riportare la Città verso nuove elezioni, senza continuare a tenere Casteldaccia in un continuo stallo che ormai dura da diversi mesi.”

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