• La mafia si sostitiuiva allo Stato e distribuiva la spesa ai bisognosi
  • Il sistema di welfare di Cosa Nostra attivato durante l’emergenza Covid19
  • Ma il controllo del territorio riguardava anche estorsioni e rapine

Il controllo del territorio è importante per Cosa Nostra e alla ricostituzione della Cupola scoperta dagli inquirenti che hanno tratto in arresto, oggi, 16 persone, non facevano seguito soltanto gli scontri per il comando. le estorsioni per il controllo del territorio e le sparatorie per mostrare forza ‘militare’. Cosa nostra voleva controllare il territorio sostituendosi alla Stato ma senza burocrazia e con efficienza distribuendo la spesa a chi ne ha bisogno perchè colpito dalle misure anti covid19. Uno Stato antistato vicino a chi è in difficoltà per scavalcare il naturale sistema della convivenza civile e guadagnarsi il consenso.

La spesa ai bisognosi dello Zen

Succedeva nel territorio dello Zen, dove i vertici di quell’articolazione criminale hanno anche tentato di accreditarsi, in maniera concreta, quali referenti in grado di fornire aiuti alla popolazione in tempo di pandemia da Covid19. Giuseppe Cusimano, infatti, ergendosi a punto di riferimento per le tante famiglie indigenti del quartiere, ha tentato di organizzare una distribuzione alimentare per le famiglie bisognose durante la prima fase di lockdown del 2020: tale circostanza dimostra come cosa nostra è sempre alla ricerca di quel consenso sociale e di quel riconoscimento sul territorio, indispensabili per l’esercizio del potere mafioso.

Il controllo del territorio attraverso le estorsioni

In tema di attività estorsive si è registrato, in tutto il territorio del mandamento, una pervicace e incisiva azione vessatoria in danno di imprenditori e commercianti, finalizzata, da una parte, a imporre i mezzi d’opera di alcuni affiliati mafiosi a tutti gli imprenditori impegnati in attività edili e dall’altra a riscuotere il “pizzo”, in maniera capillare, dai commercianti locali.

In caso di resistenze da parte degli operatori economici, gli affiliati non hanno esitato a porre in essere danneggiamenti, anche di rilevante entità, incendiando i mezzi d’opera.

Sono state ricostruite, infatti, in maniera analitica, 13 attività estorsive aggravate dal metodo mafioso (10 consumate e 3 tentate), nonché due danneggiamenti seguiti da incendio in danno di altrettante imprese.

Hanno collaborato con gli investigatori, denunciando i fatti, 5 imprenditori.

Le rapine ai portavalori

Inoltre, a rimarcare la costante pericolosità dell’organizzazione mafiosa, sono state registrate concrete progettualità in ordine alla pianificazione di alcune rapine (in danno di portavalori e di distributori di benzina), da commettere attraverso l’uso di armi (anche automatiche da guerra) e di esplosivo al plastico.

L’intento dei vertici della famiglia mafiosa dello Zen era quello di assaltare, usando proprio le armi e l’esplosivo di cui evidentemente dispongono, un portavalori di una società di vigilanza non specificata, al fine di incamerare liquidità da riutilizzare per il sostentamento degli affiliati liberi e detenuti. Analoga progettualità emergeva in danno di un distributore di benzina, che usufruisce di vigilanza armata: in tale occasione il gruppo di Cusimano non avrebbe esitato a usare le armi per neutralizzare il vigilante e rapinare l’esercizio commerciale.