• Ricordato a Palermo il giornalista Mario Francese, ucciso dalla mafia nel 1979
  • La commemorazione in viale Campania
  • Francese aveva svelato gli intrecci tra mafia e politica

Un giornalista coraggioso, che non aveva paura a svelare i traffici del malaffare, ucciso per il suo impegno antimafia. Sono trascorsi 42 anni dall’omicidio di Mario Francese ma il suo messaggio di legalità resta attuale più che mai.

La sera del 26 gennaio 1979 Mario Francese stava tornando a casa dopo aver lasciato la redazione del Giornale di Sicilia. A pochi metri dalla sua abitazione venne assassinato da Leoluca Bagarella, killer dei corleonesi
sui quali il cronista aveva scritto i primi pezzi sullo sbarco a Palermo, svelando per primo le mosse della cosca guidata allora da Luciano Liggio.

Questa mattina alle 9 Mario Francese è stato ricordato, nel corso di una cerimonia, ridotta nelle presenze e
nella partecipazione a causa dell’emergenza Covid. Davanti alla lapide di viale Campania si è tenuto un breve incontro “per ribadire la necessità di ricordare il suo impegno, la sua volontà, in una sola parola la sua professionalità nel cercare di raccontare quello che di nuovo stava accadendo in Sicilia”.

Otto giornalisti uccisi dalla mafia in Sicilia

Francese, purtroppo, fa parte di un lungo elenco di giornalisti, ben otto, che nell’Isola hanno pagato con la loro vita, l’amore per la professione, la loro correttezza e l’impegno sul fronte dell’informazione sulla mafia.

La commemorazione a Palermo

Al momento di riflessione hanno preso parte alcuni giornalisti con il presidente presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia Giulio Francese, figlio di Mario Francese, il segretario regionale dell’Assostampa Siciliana Roberto Ginex, il presidente del Gruppo cronisti siciliani, aderenti all’Unci, Giuseppe Lo Bianco. “Mario Francese resta un modello per tutti i giornalisti e per coloro che hanno intenzione di intraprendere questa professione che ovviamente e’ molto cambiata in questi anni – dice Ginex – il ricordo e’ fondamentale perché con esso si esercita la memoria che per noi e’ un dovere civile”. Alla cerimonia a Palermo erano presenti anche i figli del cronista ucciso, Massimo e Giulio, il sindaco Leoluca Orlando, il prefetto Giuseppe Forlani. Per il Gruppo cronisti siciliani erano presenti il presidente Giuseppe Lo Bianco, e Leone Zingales, componente del Consiglio direttivo e organizzatore dell’evento.

Il ricordo del sindaco Orlando

Il sindaco Leoluca Orlando ha deposto un cuscino di fiori sulla lapide che ricorda l’assassinio. Nella circostanza non sono stati effettuati discorsi ma due momenti di riflessione nell’aiuola dedicata a Francese alla sola presenza dei familiari, del sindaco e del Prefetto. “A 42 anni di distanza dalla sua morte – ha dichiarato Orlando -, ricordiamo ancora Mario Francese, cronista vittima di un tempo in cui raccontare la mafia era raccontare del legame fra criminali e politica, raccontare l’intreccio fra affari e politica. È anche grazie al lavoro di Francese e di tanti giornalisti Palermo è oggi più libera dal giogo criminale”.

Chi era Mario Francese

Maro Francese, nato il 6 febbraio 1925, ancora adolescente, si trasferì da Siracusa a Palermo. Finiti gli studi all’Università di Ingegneria, ai cantieri preferì coltivare la grande passione per la scrittura. Iniziò come telescrivente all’Ansa, fino alla cronaca nera su La Sicilia. Dopo sette anni fu assunto dalla Regione e poco dopo venne nominato capo ufficio stampa del Lavori Pubblici.
Nel 1960 arrivò la svolta con l’assunzione al Giornale di Sicilia come cronista di nera e giudiziaria.
Si occupò di fatti di cronaca che vedevano il coinvolgimento della mafia, dalla Strage di viale Lazio a quella di Ciaculli.
Francese con i suoi articoli ruppe il silenzio su Cosa Nostra raccontandone la nuova struttura: gli esponenti mafiosi gestivano Palermo come fosse una multinazionale.
E ben presto cominciò a occuparsi del rapporto mafia-appalti.
Indagò anche sugli appalti della ricostruzione della Valle del Belice, in particolare della diga Garcia, un’opera mai completata e per la quale furono stanziati tanti miliardi.

Il ricordo del governatore Musumeci

“Parlare di Mario Francese significa parlare della migliore storia del giornalismo in Sicilia. Perché il cronista del Giornale di Sicilia è stato uno dei primi a intuire i cambiamenti all’interno di Cosa nostra e a descrivere l’ascesa al vertice dei corleonesi e le collusioni con i colletti bianchi, pubblicando, con coraggio, nomi e cognomi dei responsabili. Una scelta che ha pagato con la vita. In una giornata come questa rinnovare il ricordo non è uno sterile esercizio di retorica, ma uno stimolo per tutti noi a riflettere a fondo sul ruolo strategico che l’informazione libera deve ricoprire all’interno della società come presidio stabile di legalità e di democrazia”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.

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