• Depistaggio indagini strage di via D’Amelio, nuova udienza del processo a Caltanissetta
  • A deporre stamani Claudio Sanfilippo, attuale questore di Sassari, per anni in servizio alla Squadra Mobile di Palermo
  • Sanfilippo ha specificato di non aver mai indagato sulla strage, e di non aver mai incontrato Scarantino

“Al momento in cui bisognava redigere il rapporto sulla strage Borsellino, l’ex capo della Mobile Arnaldo La Barbera mi chiese di dare una mano al collega Bo. A La Barbera era difficile dire di no e quindi collaborai. Non avevo fatto nessuna indagine quindi lo aiutai semplicemente a fare una collazione degli atti per il rapporto finale, il cosiddetto ‘rapportone’. La mia attività è stata davvero molto limitata. Era Bo che conosceva le attività svolte fino a quel momento”. Lo ha detto Claudio Sanfilippo attuale questore di Sassari, per anni in forza alla Squadra Mobile di Palermo, deponendo al processo sul depistaggio delle indagini sull’attentato costato la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta, in corso a Caltanissetta.

Tre funzionari di polizia accusati di calunnia aggravata

Imputati tre funzionari di polizia, tra cui Mario Bo, accusati di calunnia aggravata: avrebbero costruito a tavolino una verità di comodo sull’eccidio, creando ad arte tre falsi pentiti.

La deposizione di Claudio Sanfilippo

“Il giorno della strage di via D’Amelio – ha raccontato – ero libero dal servizio e mi trovavo fuori Palermo, era domenica. Dal luogo dove mi trovavo raggiunsi via D’Amelio. Ricordo che c’era una grandissima confusione, gente che andava e veniva. Mi misi semplicemente a disposizione ma non svolsi alcuna attività. Mi fermai lì fino a sera. Quello che era successo lo capivamo tutti. C’era un enorme cratere e quindi si capiva che l’esplosione era stata causata da un’autobomba”.

Il funzionario La Barbera ritenuto la mente del depistaggio

“Non ho mai fatto parte del gruppo investigativo Falcone-Borsellino, sebbene il dottore Arnaldo La Barbera me lo avesse chiesto. Ero alla sezione ‘catturandi’ e mi piaceva quello che facevo”. Sanfilippo, ricordando la Barbera che gli inquirenti ritengono la mente del depistaggio, ha sostenuto che il funzionario, nel frattempo morto, non è mai entrato nel merito del modo in cui lui svolgeva le indagini.

L’ex poliziotto Gioacchino Genchi e il pentito Scarantino

“Quando il dottore Genchi sparì dalla Squadra Mobile – ha spiegato riferendosi all’ex poliziotto Gioacchino Genchi – si disse che c’era stata una lite ma non so nulla di cosa accadde. I rapporti tra Bo e il dottore La Barbera erano ottimi. So di qualche piccolo problema personale che il dottore Bo aveva avuto, ma non credo che questo abbia mai incrinato il rapporto tra i due”. “Non ho mai visto Vincenzo Scarantino, il suo nome per me era assolutamente sconosciuto”, ha concluso.

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