• La sfida di Miccichè contro la burocrazia non si ferma e pensa all’improtocollabilità
  • Obiettivo smaltire migliaia pratiche che aspettanno nei cassetti soprintendenze e sfruttare il meccanismo del silenzi assenso

La sfida di Miccichè alla burocrazia

Si scrive “improtocollabilità”, si legge “sfida” alla burocrazia: obiettivo smaltire le migliaia di pratiche polverose rinchiuse nei cassetti delle soprintendenze ai beni culturali della Sicilia, evitare l’accumulo delle istanze e applicare davvero la norma del “silenzio-assenso”, che
insolenti burocrati calpestano spesso ad arte.

A declinare il sostantivo “protocollo” e cercare la chiave di volta per scardinare il sistema dell’immobilismo è Gianfranco Miccichè, nemico giurato delle scartoffie e dei tortuosi meccanismi autorizzativi. “E’ un mio pallino, esco pazzo”, esordisce il presidente dell’Ars. “Denuncio questo intollerabile sistema da tanti anni, eppure nulla cambia: le pratiche insabbiate nella soprintendenza di Palermo sono sempre lì”, chiosa. Ecco allora l’idea. “Quando da giovane lavoravo all’Irfis il mio compito era di protocollare le istanze – ricorda – Controllavo che i documenti fossero a posto, se non lo erano lo comunicavo, l’utente così poteva scegliere se integrare la pratica oppure ritirarla e ripresentarla completa”.

L’idea aveva trovato il favore del compianto assessore Tusa

Il nodo, dunque. Chi dovrebbe smaltire le pratiche nelle soprintendenze, sostiene Miccichè, apre l’incartamento 24 ore prima della scadenza dei novanta giorni, in questo modo si rende vano il silenzio-assenso e l’istanza rimane “intrappolata” negli gangli della burocrazia.

“Di quest’idea della non protocollabilità ne ho parlato con chi di competenza più volte – rivela – Ne discussi anche con l’ex
assessore Sebastiano Tusa, che l’accolse subito ma purtroppo non è riuscito a concretizzarla”. Per Miccichè basterebbe una circolare per attuarla. “Ho chiesto al direttore dei Beni culturali Sergio Alessandro di firmare questa circolare, la risposta è stata tranchant: ‘Il giorno dopo mi ritroverei col personale che si mette in ferie'”.

Di resa, però, Miccichè non ne vuol sentire parlare. “Mai… anzi. Qualche idea ce l’ho”, avverte. Anche perché il ricordo di quello che poteva essere e non è stato gli brucia. Eccome. Grande appassionato di arte contemporanea, Miccichè mostra il progetto che all’inizio del Duemila l’architetto francese Dominique Perrault (diventato suo amico dopo un rocambolesco convegno durante il quale attacco la ‘casta degli architetti italiani) regalò a Palermo.

“Sindaco era Diego Cammarata – ricorda il presidente dell’Ars – Dominique lo realizzò a titolo gratuito”. Si trattava della costruzione dei
ponti pedonali per l’attraversamento della circonvallazione. Un progetto avveniristico, con splendidi spazi verdi. Mentre sfoglia le slide Miccichè si accende: “Facemmo un convegno: come è finita? Il progetto fu bocciato dalla soprintendenza perché ritenuto invasivo. Poi qualche anno dopo spuntarono i ponti rossi di attraversamento, quelli con gli ascensori guasti e spesso deserti perché la gente ha paura ad attraversarli soprattutto la sera”.