• Si sposta da Termini Imerese a Palermo la protesta degli operai Blutec
  • Sit-in e blocchi stradali davanti Palazzo d’Orleans
  • Lavoratori e sindacati chiedono un incontro a Musumeci
  • A giugno scadrà la cassa integrazione, silenzio sulla vertenza decennale

Sit-in e blocchi stradali davanti alla Presidenza della Regione siciliana a Palermo. A manifestare sono gli operai Blutec di Termini Imerese. Fim Fiom e Uilm hanno chiesto un incontro al governatore Nello Musumeci.

La scadenza della cassa integrazione e nessun piano di rilancio

A giugno scadrà la cassa integrazione per i 600 lavoratori dello stabilimento di Termini Imerese e al momento non c’è una soluzione industriale per il rilancio della fabbrica. Da giorni i sindacati chiedono la convocazione al Mise e hanno deciso di spostare la protesta da Termini Imerese a Palermo.

Quattro operai in catene per protesta, la mobilitazione da due settimane

Quattro operai della Blutec si sono incatenati davanti a Palazzo d’Orleans. La protesta davanti ai cancelli della fabbrica di Termini Imerese era iniziata due settimane fa.

Le richieste dei sindacati metalmeccanici

Da tempo i sindacati metalmeccanici chiedono con urgenza un incontro al ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti. In una nota dello scorso 3 marzo i sindacati avevano scritto: “Nonostante la richiesta di incontro al Ministro Giorgetti, le sollecitazioni delle istituzioni locali e dei commissari straordinari, non vi è ancora risposta alcuna per trovare una soluzione definitiva alla decennale vertenza”.

Subito un tavolo di crisi

Fiom, Fim e Uilm sollecitano il ministro Giorgetti “a convocare urgentemente il tavolo di crisi. Oggi ci sono le condizioni – dicono – affinché l’area industriale di Termini Imerese diventi un polo di attrazione di investimenti pubblici e privati e di creazione di buona occupazione, ma c’è anche il rischio che la situazione precipiti”. “Occorre – concludono i sindacati – l’impegno del Governo poiché è urgente riprendere e correggere il percorso avviato per arrivare quanto prima al rilancio industriale del sito e garantire la continuità occupazionale”.

Il futuro dei lavoratori

Come detto, il 30 giugno scadrà la cassa integrazione per 635 dipendenti della Blutec e, dice Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom Cgil Sicilia “c’è ad oggi il rischio concreto di licenziamento e di crollo dell’economia in quell’area, visto che il Piano presentato il 4 ottobre dai commissari non è stato ancora approvato”. I sindacati, che hanno organizzato negli ultimi 10 giorni, molte iniziative di protesta chiedono alla regione di intervenire presso il Mise – sottolinea Mastrosimone – per velocizzare la trattazione della vertenza e giungere quanto prima a soluzioni concrete di reindustralizzazione che garantiscano il futuro sia dei dipendenti della Blutec che dei 300 lavoratori dell’indotto”.

Lavoratori esasperati e spaventati

Fra poco le delegazioni sindacali di Fim Fiom e Uil incontreranno i funzionari regionali. “Sono stanchi esasperati, non è una condizione che può continuare questa, si deve porre una soluzione industriale che salvi il futuro di questo territorio e di questi lavoratori oltre che dell’indotto” spiega Antonio Nobile segretario generale Fim Cisl Palermo Trapani oggi al sit in in piazza Indipendenza. “Nei giorni scorsi abbiamo reiterato la nostra richiesta di incontro al Ministro Giorgetti per riaprire il tavolo di crisi, ma ancora non abbiamo ricevuto risposta da qui la protesta di piazza di oggi”. Nobile aggiunge “Domina solo il silenzio sui progetti energetici ambientali presentati per Termini nei mesi scorsi, su altre possibili ipotesi avanzate nei mesi scorsi ma mai palesate ufficialmente e intanto la cassa integrazione scadrà a giugno e lo spettro dell’arrivo delle lettere di licenziamento spaventa centinaia di famiglie termitane”. “Sembra assurdo – commenta il segretario generale Cisl Palermo Trapani Leonardo La Piana – che in tutti questi anni, un polo industriale con personale altamente qualificato come quello di Termini, non abbia ottenuto un piano industriale solido e certo. Bisogna rendere attrattiva la zona con le infrastrutture adeguate, con le Zes che attendono di fatto l’attivazione. Si usino tutti gli strumenti possibili, bisogna salvare il futuro industriale di un territorio che paga gli effetti devastanti di anni di crisi”.

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