• Pronti 10 posti di terapia intensiva e 10 di sub intensiva
  • Attualmente sono trenta i cantieri di edilizia sanitaria aperti nell’Isola
  • Il piano nazionale prevede che in Sicilia vengano realizzati complessivamente 571 posti

I venti nuovi posti letto all’ospedale di Ribera potranno entrare subito in funzione. Il presidente della Regione Nello Musumeci ha autorizzato il direttore generale dell’Asp ad attivarli con immediatezza per far fronte a eventuali esigenze legate al Covid nell’Isola.

Dieci posti di terapia intensiva ed altrettanti di sub intensiva

Nello specifico, si tratta di dieci posti di terapia intensiva ed altrettanti di sub intensiva, previsti nel piano regionale di potenziamento della rete ospedaliera in Sicilia, che vede il governatore quale commissario della Struttura per l’emergenza pandemica. Attualmente sono trenta i cantieri aperti nell’Isola per l’edilizia sanitaria, in cinque mesi, dagli uffici guidati dall’ingegnere Tuccio D’Urso, soggetto attuatore del presidente della Regione.

“Si tratta – sottolinea il governatore siciliano – del completamento di altre due delle 79 opere che siamo stati autorizzati a realizzare da Roma, dopo l’apertura di 16 posti letto di terapia sub intensiva all’ospedale Garibaldi centro di Catania. Sulla sanità, il governo regionale continua a non risparmiarsi per raggiungere gli obiettivi che si è dato”.

Le altre opere realizzate all’ospedale di Ribera

L’azienda sanitaria provinciale ha realizzato le opere murarie e gli impianti fissi, mentre tutte le attrezzature sono state fornite con il supporto della Struttura commissariale per l’emergenza Covid. La realizzazione dei nuovi posti letto è risultata abbastanza complessa perché i serbatoi e l’impianto dei gas medicali erano stati sequestrati dalla magistratura in quanto in alcuni reparti dell’ospedale non esistevano le condutture di distribuzione.
In buona sostanza, il presidio di Ribera era sprovvisto di un impianto funzionante, al quale si sopperiva con l’impiego delle bombole di ossigeno. L’impegno dell’Asp è stato, quindi, decisivo per risolvere il problema, consentendo, così, l’avvio dei lavori lo scorso 5 novembre.

Cosa prevede il piano nazionale

Il piano nazionale in corso di attuazione prevede che in Sicilia vengano realizzati complessivamente 571 posti, di cui 253 di terapia intensiva e 318 di terapia sub intensiva; di questi ultimi il 50 per cento (159) devono essere trasformabili, all’occorrenza, in terapia intensiva.

Il piano riguarda 16 delle 19 aziende ospedaliere della Regione: il punto d’arrivo è portare a 700 i posti di terapia intensiva complessivamente disponibili nel territorio e adeguare le strutture dei Pronto soccorso. È prevista una spesa di 240 milioni di euro, provenienti dal Piano nazionale varato dalla Struttura guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo, nuovo commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 e da un co-finanziamento della Sanità regionale.

Le reazioni

Esprime soddisfazione Giusi Savarino deputata regionale di Forza Italia, che sottolinea come la conclusione dei lavori all’ospedale del centro in provincia di Agrigento siano attivati adesso
“40 posti letto, 10 posti di terapia intensiva e 10 di sub intensiva, assolutamente indispensabili in piena pandemia. Bisogna ricordare che per il decreto Balduzzi il nosocomio, nella migliore ipotesi, era destinato a diventare pte. Oggi, dopo importanti lavori, per cui è stato necessario impegnare ingenti risorse e mesi di lavoro sinergico tra Asp, regione e soggetto attuatore del commissario Musumeci, il presidio diventa di particolare utilità nella lotta al covid per i suoi reparti di intensiva e sub intensiva”.

E continua: “Tutto questo è realtà soltanto adesso, a lavori ultimati e non l’anno scorso, come con troppa faciloneria e ignoranza veniva chiesto da chi preferisce cavalcare gli umori piuttosto che, con serietà, preoccuparsi di trovare soluzioni perseguibili a problemi concreti. Ringrazio il Presidente Musumeci, la governance dell’Asp di Agrigento, l’ing. D’Urso per l’impegno profuso e anche Ruggero Razza per il lavoro fatto. Oggi il presidio ospedaliero Fratelli Parlapiano sarebbe chiuso, e invece viene restituito alla provincia una struttura all’avanguardia che migliorerà tutta l’offerta sanitaria agrigentina anche post covid”.