“Il sindaco di Augusta ha  l’onere d’indire tempestivamente un referendum per permettere ai suoi concittadini di
esprimersi”.

Lo afferma un gruppo di associazioni ambientaliste  (Comitato Punta Izzo Possibile; Natura Sicula Onlus; Comitato Stop Veleni; Decontaminazione Sicilia; Generazioni Future Sicilia; Associazione Naturalchemica; Padre Palmiro Prisutto) che ha manifestato la sua contrarietà alla realizzazione di deposito di Gnl “galleggiante”, a ridosso di una banchina. Il gas naturale liquefatto sarebbe poi usato per il rifornimento di veicoli industriali come gli autocarri per trasporto merci o autobus dotati di serbatoio criogenico.

Il sì del sindaco e del Consiglio

Nel febbraio scorso, il Consiglio comunale ha approvato un  documento sulla necessità di sostenere questo investimento, tenendo conto delle esigenze ambientali e della sicurezza. Per il sindaco, Giuseppe Di Mare, la realizzazione di un deposito di  Gnl rappresenta il primo passo per la riconversione della zona industriale, il cui pilastro sono le raffinerie petrolifere, al centro di dibattiti ma anche di inchieste su casi di inquinamento.

Le ragioni per un referendum

Secondo il Fronte degli ambientalisti, la legge (la direttiva Seveso III) obbliga i Comuni “d’informare i cittadini e promuovere una consultazione popolare per ogni nuovo progetto d’impianto a rischio d’incidente rilevante, nonché in caso di “insediamenti o infrastrutture intorno agli stabilimenti esistenti” in grado di “aggravare il rischio d’incidente rilevante” spiegano le associazioni.

Il precedente

Gli ambientalisti ricordano che, negli anni scorsi, quando Erg e Shell progettarono un impianto di rigassificazione nella rada di Augusta, poi tramontato per mancanza di autorizzazioni da parte della Regione, l’amministrazione di Augusta, in quel periodo governata da Massimo Carrubba, esponente di Centrosinistra, ” era stata l’unica dei tre comuni coinvolti (a differenza di Melilli e Priolo) a non aver indetto un referendum consultivo” aggiungono le associazioni. Mentre, la giunta successiva, a guida M5S con Cettina Di Pietro, “riuscì addirittura a dichiararsi “incompetente” pur di venir meno alla gravosa incombenza” concludono.