I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina, hanno scoperto l’infedeltà di un pubblico funzionario prossimo alla pensione che, in attesa dell’imminente collocamento in quiescenza, secondo ipotesi investigativa, si appropriava di 50.000 euro contanti dalla cassa dell’Ospedale di Patti.

L’indagine sull’addetto alla cassa ticket

L’attività di indagine, eseguita dagli specialisti del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Messina, sotto il coordinamento del Procuratore della Repubblica di Patti, Dott. Angelo Vittorio Cavallo, è stata rivolta alla verifica della corretta riscossione dei ticket dell’Azienda Sanitaria Provinciale ed ha riguardato tutte le fasi gestionali delle relative somme: dalla riscossione al trasferimento delle medesime agli istituti di credito, tramite i vettori autorizzati, alla corrispondenza dei documenti giustificativi riguardanti i versamenti destinati all’Azienda Sanitaria per l’effettuazione dell’attività di “riconciliazione” tra la raccolta ed i versamenti.

I conti che non tornano fra prestazioni e incasso

Più in particolare, le Fiamme Gialle della Sezione Tutela Spesa Pubblica del Nucleo PEF di Messina, su delega del Sostituto Procuratore della Repubblica di Patti, Alice Parialò, sulla base degli accertamenti svolti, ricostruivano come un dipendente della locale A.S.P., con il ruolo di cassiere dell’Ospedale di Patti, L.C.S. classe ’55, ormai prossimo alla pensione, nella sua qualità di “riscuotitore“ addetto alla cassa ticket del presidio ospedaliero “Barone Romeo” di Patti, durante il 2019, contravvenendo alle istruzioni operative dettate dall’U.O.C. Economico Finanziario e Patrimoniale dell’A.S.P. di Messina, violasse le procedure di riscossione e si appropriasse, indebitamente, di quasi 50.000,00 euro in contanti, omettendone la rendicontazione e la relativa consegna nelle casse ospedaliere e rendendosi così responsabile dell’ipotesi di reato di peculato.

Il funzionario restituisce le somme

Ormai scoperta l’indebita appropriazione dell’anticipata “buonuscita maggiorata”, il neo pensionato si vedeva costretto a restituire il maltolto, questa volta con bonifici tracciabili sul conto corrente dell’ASP di Messina, di cui l’ultima tranche nel recente dicembre 2020, ed ora dovrà chiarire alla giustizia le motivazioni dell’illecito comportamento tenuto.