Nell’ambito dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini sull’attentato di via D’amelio, oggi  alle ore 14,30 è prevista presso la Commissione parlamentare d’inchiesta antimafia e anticorruzione dell’Assemblea Regionale Siciliana l’audizione dell’onorevole Claudio Martelli già ministro di grazia e giustizia.

Il racconto di Antonio Vullo

Intanto fa discutere la dichiarazione di Antonio Vullo, l’unico agente di scorta sopravvissuto, il 19 luglio del 1992, alla strage di via D’Amelio. Ha parlato nel corso di una intervista  all’Adnkronos. “Lo sportello dell’auto blindata del giudice Borsellino quel pomeriggio non era stato lasciato aperto, come è stato detto in trasmissione. Era stato chiuso, anche perché se fosse stato aperto si sarebbe distrutto tutto quello che c’era all’interno dell’automobile, compresa la valigetta, che poi, invece, è stata ritrovata quasi integra”. Il riferimento è alla trasmissione di Giletti, Non è L’Arena dove Michele Santoro ha detto che il poliziotto potrebbe ricordare male alcuni frammenti di quel pomeriggio.

L’altro racconto di Maurizio Avola, ex pentito

Vullo era alla guida della prima autovettura di staffetta, che precedeva quella in cui viaggiava il magistrato ucciso da Cosa nostra. Nei giorni scorsi, intervistato da Michele Santoro nello speciale sulla mafia de La7, l’ex collaboratore di giustizia Maurizio Avola, aveva detto di avere partecipato attivamente alla preparazione dell’attentato e anche all’esecuzione. Anche se la Procura di Caltanissetta, all’indomani, lo ha smentito ritenendolo “non attendibile”. Ecco il racconto di Avola: “Io posso dire che c’ero e sono uno degli esecutori materiale della strage di via D’Amelio. E sono l’ultima persona che ha visto lo sguardo di Paolo Borsellino prima di dare il segnale per l’esplosione”, ha detto l’ex killer catanese Maurizio Avola a Santoro. E ricorda: “Borsellino scende dalla macchina e lascia lo sportello aperto. Io mi fermo, mi giro e lo guardo, mi accendo una sigaretta. Lo guardo, mi giro e faccio il segnale, verso il furgone a Giuseppe Graviano e vado a passo elevato. Mi dà 12 secondi per allontanarmi. Ho avuto la sensazione che Emanuela Loi ha visto il led rosso dell’auto, lei alza il passo e non capisco se sta andando verso la macchina. A quel punto mi sono allontanato. Se non esplodeva la macchina avrebbero attaccato con i bazooka”.

“Non sarei rimasto in vita con lo sportello aperto”

“Non voglio entrare in polemica con nessuno e non mi interessa neanche – dice oggi l’ex agente di scorta Vullo, che nell’attentato di via D’Amelio rimase ferito – ma Avola ha detto una cosa impossibile, affermando che il dottor Borsellino avrebbe lasciato lo sportello aperto. Già da qui si può fare una valutazione. Se fosse stato aperto lo sportello, dentro l’auto non sarebbe rimasto nulla, lo ripeto”. E ribadisce: “E io non sarei rimasto in vita con lo sportello aperto”. Vullo era a capo della staffetta di auto che precedeva la vettura di Borsellino. “Tre secondi prima dell’esplosione ero lì con lo sportello aperto e tre secondi dopo sarei rimasto anche io con lo sportello aperto. Invece sappiamo che dopo 10 minuti ci fu la sottrazione della borsa del giudice Borsellino. Ma ripeto, non voglio aggiungere niente e non voglio entrare in queste polemiche. Se ne devono occupare le Procure”.

Articoli correlati