Vivere nell’isola crea un gap  di 1200 euro l’anno

  • I dati contenuti nel Rapporto sull’insularità in Sicilia
  • Nel testo viene riportata una frase di Gesualdo Bufalino
  • Il danno in termini di Pil è stimato in 6 miliardi: con quelle risorse si può costruire il Ponte sullo Stretto

Ecco i  costi dell’insularità: il Vice presidente della regione Gaetano Armao ci ha appena ricordato che vivere in Sicilia comporta una tassa occulta da 1200 euro l’anno per ciascun abitante dell’isola. Ad occhio e croce, senza levare nulla alle competenze di chi ha redatto il documento, è una cosa che sapevamo già.

Insularità, con il Ponte sullo stretto le diciamo addio

Non ne avevamo certezza scientifica, ma il sentore della presa per i fondelli il siciliano l’avverte anche nei piccoli gesti quotidiani. Come prenotare un biglietto aereo per Roma o fare rifornimento di benzina. Eppure quel documento è estremamente necessario. Perché per la prima volta viene catalogato il danno complessivo in termini di PIL dell’insularita’. Il conto ammonta a 6 miliardi tondi. Guarda le coincidenze: quella cifra sarebbe più che sufficiente a costruire il Ponte sullo Stretto di Messina. Unico modo concreto per dire addio all’insularita’. I dati sono contenuti nel report che la Regione siciliana ha diffuso in occasione del 75mo anniversario dello Statuto. Dotti e ricercatori hanno contribuito alla stesura del corposo pamphlet, destinato a diventare utile strumento di rivendicazione nei confronti dello Stato.

Leggendo il dossier mi sono imbattuto (a pagina 4) in una citazione di Gesualdo Bufalino. Eccone la parte essenziale: “L’insularità, voglio dire, non è una segregazione solo geografica, ma se ne porta dietro altre: della provincia, della famiglia, della stanza, del proprio cuore. Da qui il nostro orgoglio, la diffidenza, il pudore; e il senso di essere diversi”.

C’è da riflettere sul motivo che ha indotto la politica siciliana a firmare quel corposo dossier con questo pensiero. Siamo tornati indietro al concetto di “Sicilia-Nazione”? A me sembra il più scontato degli stereotipi. Non è la frase di Bufalino a risultare uno stereotipo, bensì il suo richiamo in quel contesto “politico economico”. Nella storia della nostra cultura, l’insularità è stata letta in maniera contraddittoria. Per alcuni è sempre stata considerata uno svantaggio. Per altri, un privilegio da difendere. Di sicuro è dall’insularità che derivano le nostre insicurezze e le nostre paure. Sempre oscillando tra orgoglio ed angoscia nell’essere costretti in un lembo di terra circondato dal mare. Senza scomodare Leonardo Sciascia, che dell’insularità e delle sue conseguenze nefaste per la nostra indole è stato il cantore, vorrei ricordare al Vicepresidente Armao quest’altra visione di Gesualdo Bufalino. Nell’Isola Plurale, Bufalino scrive che “la Sicilia ha avuto la sorte di fare da cerniera”. Si riferisce alla cultura occidentale e quella orientale. Credo sia questa la strada da percorrere.

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