Marco Cavaleri, responsabile della strategia sui vaccini di EMA, l’agenzia europea del farmaco, intervistato da La Stampa, ha affermato: «All’epoca avevamo visto una probabile rarissima associazione tra AstraZeneca e le trombosi, ma la nostra posizione era ed è che in un contesto pandemico il rapporto rischi-benefici resta favorevole per tutte le età».

Adesso che ci sono meno contagi e più vaccini non è meglio usare altro? «Nei giovani i rischi della malattia calano e il messaggio per loro potrebbe essere di usare preferenzialmente i vaccini a mRna, ma la scelta la lasciamo ai singoli Stati».

«È vero che ogni Stato ha avuto un approccio diverso, ma la nostra scelta è stata fatta in piena pandemia quando la priorità era vaccinarsi con quel che c’era. Non va dimenticato che l’EMA è alla base delle autorizzazioni dei vaccini usati dall’OmS in mezzo mondo, dove ancora oggi c’è scarsità di dosi. È chiaro che una volta migliorato lo scenario alcuni Paesi avrebbero potuto usare prima i vaccini a mRna», ha aggiunto Cavaleri.

Quindi, gli Open day di AstraZeneca non li avete visti di buon occhio? «Ci saremmo augurati un approccio più cauto rispetto alla disponibilità di altri vaccini».

Questo vale anche per Johnson&Johnson, che il Piemonte vieta agli under 60? «Ha dato meno problemi di AstraZeneca, anche se è stato usato poco. Con una dose risulta utile per alcune categorie difficili da raggiungere, ma resta ad adenovirus ed è preferibile riservarlo agli over 60».

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