Si è conclusa solo dopo le 14,30 la riunione del tavolo di consultazione permanente sulle problematiche relative al personale impiegato in attività socialmente utili istituito nei mesi scorsi dall’assessorato al Lavoro. Presenti gli assessori regionale al Welfare Scavone e all’Economia Armao e anche le organizzazioni sindacali e i rappresentanti di Anci e Asael. Al centro dell’incontro, l’impugnativa, da parte del Consiglio dei Ministri, dell’articolo 36 della Finanziaria regionale sulla stabilizzazione del personale Asu.

La Regione spiazzata dall’impugnativa

“Siamo rimasti spiazzati e non possiamo che condividere il malessere dei rappresentanti dei lavoratori per l’impugnativa – ha dichiarato Scavone – Il governo Musumeci oggi ha comunque manifestato l’impegno ad andare avanti nella maniera più veloce possibile per chiudere una delle pagine più buie del precariato storico. Parliamo di 4.571 risorse umane e professionali che sono diventate, nel tempo, indispensabili al normale funzionamento degli enti locali. È una vicenda su cui bisogna continuare a lavorare in un’ottica di concertazione, con il contributo di tutti e senza divisioni di parte. D’altronde oggi abbiamo registrato da parte di tutti, governo, sindacati e rappresentanti degli enti locali, la ferma volontà di continuare a lavorare insieme per trovare una soluzione”.

La Sicilia chiederà una norma nazionale

“Se sarà necessario – ha detto ancora Scavone – e se sarà la strada più immediata, chiederemo al parlamento nazionale l’approvazione di una norma ad hoc così da superare le motivazioni dell’impugnativa che parlano di “sconfinamento” delle prerogative della Regione nell’approvazione della norma”.

Gli autonomi chiedono tempi rapidissimi

“Abbiamo manifestato l’urgente necessità di trovare un percorso che porti in termini rapidissimi a superare le pretestuose motivazioni addotte all’interno dell’impugnativa e a sanare l’ennesimo sfregio che il governo nazionale ha trasferito al governo regionale e a non affidarsi assolutamente alla Corte Costituzionale i cui tempi per la fuoriuscita e la stabilizzazione del Personale ASU si allungherebbero di ben 2 anni, ammesso che la stessa Corte accolga il ricorso” dicono Michele D’Amico Cobas-Codir, Rosolino Lucchese UGL FNA, Vito Sardo e Mario Mingrino ALE-UGL, Rosario Greco Confintesa e Sandro Cardinale USB

Sindacati contro la politica

“Non c’è alcun dubbio – continuano i sindacalisti – L’impugnativa della norma regionale sulla stabilizzazione del personale ASU è ascrivibile interamente all’interno dei rapporti istituzionali tra governo regionale e nazionale e se il governo nazionale, con l’impugnativa, ha bacchettato non solo il Governo Regionale, ricordiamo che la norma impugnata era di iniziativa governativa e quindi oggetto di svariati controlli prima di giungere al voto parlamentare, si è preso gioco, ancora una volta, del Legislatore Regionale”.

In atto una sfida fra Stato e Regione

“Dobbiamo dirlo con crudezza – commentano i sindacalisti – che tra lo Stato e la Regione Siciliana è in atto una sfida, che dura da qualche anno a questa parte e che purtroppo continua nel tempo con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti e a pagarne il conto sono sempre e soltanto i siciliani. La vicenda sull’impugnativa ne è un chiaro inequivocabile segnale che mette ancor più in discussione la credibilità del governo regionale”.

Il governo riscatti la propria dignità

“Il Governo Regionale – concludono  – riscatti la propria dignità politica e concordi con il Governo Nazionale una norma che nell’immediato porti a definire un percorso per chiudere una penosa vicenda, quella del precariato regionale, che dura ormai da un quarto di secolo all’interno del quale tanti governi, nazionali e regionali, hanno volutamente mantenuto. In subordine, nelle more che si trovi una definitiva soluzione condivisa con il Governo Nazionale in ordine all’incresciosa vicenda, riteniamo opportuno, anche previo eventuale immediato intervento di parziale modifica dell’articolo 36, che si utilizzino le risorse previste dell’articolo 36, trasferendole agli Enti Utilizzatori, al fine di garantire un’integrazione oraria del numero delle ore lavorative di ogni singolo lavoratore”.

 

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