«La Commissione Antimafia Regionale sta lavorando a una relazione sul depistaggio delle indagini sulla Strage di via D’Amelio e le audizioni si sono concluse la scorsa settimana con una lunghissima audizione di Renato Scarpinato, durata quattro ore, e con una a Bruno Contrada. Abbiamo raccolto voci, testimonianze ed esperienze molto diverse tra loro. In questa vicenda sono di più le sottrazioni di verità che le cose che abbiamo accertato. La relazione sposta l’attenzione con ciò che è accaduto e non accaduto a Roma dopo il 19 luglio 1992».

Così Claudio Fava, presidente della Commissione Antimafia Regionale, ospite della 71ª puntata di Casa Minutella, il talk show condotto da Massimo Minutella su BlogSicilia.it.

Fava ha spiegato che «quando parli con il procuratore Scarpinato, grande amico di Falcone e Borsellino; con Bruno Contrada; con i direttori dei carceri dove Scarantino fu educato; con l’unico sopravvissuto di Capaci, viene fuori un racconto con voci che non sono soltanto quelle dei percorsi processuali. Ci sono verità che porterebbero a direzioni diverse da quelle offerte dalle conclusioni giudiziarie. La sensazione è che ci sia chi abbia la preoccupazione che vengano accarezzate alcune corde scoperte. Dopo quasi 30 anni siamo ancora in attesa che ad alcune domande venga dato un cenno di risposta».

«Il lavoro che stiamo facendo – ha spiegato Fava – è il tentativo di costruire una visione d’insieme. Non accerteremo la verità storica ma molti elementi per costruire il contesto. La mia convinzione è che ci siano responsabilità su molti livelli, sul piano umano, processuale e investigativo. L’obiettivo è capire la rapina della verità sulla Strage di via D’Amelio».

Fava ha ricordato che «a Borsellino fu raccontato che c’era un progetto eversivo, a cui sono a conoscenza pochissimi, per ribaltare l’ordine democratico costituito in questo Paese. Borsellino, in pratica, sapeva una cosa più grave della trattativa, ovvero il tentativo di destabilizzare lo Stato. Dobbiamo avere una visione non sbrigativa, non frettolosa e legata solo alla responsabilità penale. Ci sono, infatti, molti livelli di responsabilità dei quali non ci siamo occupati per molti anni».

Fava ha anche annunciato che ci sarà anche un’indagine «sulla condizione dell’evasione scolastica in Sicilia. Ci sono quartieri a Catania, tra quelli più faticosi e complessi, come Librino e San Cristoforo, dove un ragazzo su quattro, pur essendo in età di obbligo scolastico, non va a scuola ma entra nei gironi infernali del lavoro nero o della manovalanza per la criminalità».

A proposito, poi, delle elezioni regionali e della sua candidatura alla presidenza, Fava è stato molto chiaro: «Non ho il dono della pazienza, della diplomazia, di aspettare i tempi della politica. Non volendo perdere con Musumeci o chi verrà indicato al suo posto, ho deciso già di cominciare da subito la campagna elettorale».

Come avversario, Fava vorrebbe affrontare «Musumeci perché così ci misuriamo sul lavoro che ha fatto. Almeno saremo costretti a parlare coi piedi per terra e a discutere su cose reali e accadute. Musumeci, se si candida, infatti, deve parlare della sua presidenza».

Fava ha anche affrontato il tema dei rifiuti: «Il problema si risolve a monte. Come ci insegnano 30 anni di lavoro politico e tecnico sul tema, ci vuole la lavorazione del prodotto, il riuso, il riciclaggio maa questo non sfiora i neuroni dei nostri amministratori che vogliono puntare solo sugli inceneritori».