• Variante Delta preoccupa non poco e la Fondazione Gimbe lancia l’allarme
  • Sulla variante indiana pochi dati e gestione troppo attendista
  • 2,5 milioni di over 60 (14%) non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino

Preoccupa non poco la variante delta secondo il report della Fondazione Gimbe. Mentre in Italia e anche in Sicilia calano i casi e gli ospedalizzati, inizia a destare preoccupazione la nuova variante che già nel Regno Unito sta facendo lievitare i nuovi casi di covid19.

Cosa dicono gli esperti sulla variante Delta

Secondo il report ECDC pubblicato ieri, questa variante è del 40-60% più contagiosa di quella alfa (inglese) e determinerà il 70% delle nuove infezioni entro l’inizio di agosto ed il 90% entro la fine. “In assenza di dati affidabili sulla presenza della variante delta in Italia – puntualizza la fondazione Gimbe – tre sono le ragionevoli certezze:  il numero di sequenziamenti effettuati è modesto e notevolmente eterogeneo a livello regionale; in secondo luogo, il contact tracing non è stato adeguatamente ripreso, nonostante i numeri del contagio lo permettano; infine, preoccupa il confronto con quanto sta accadendo nel Regno Unito nonostante sia più avanti sul fronte delle coperture vaccinali: in Italia infatti poco più 1 persona su 4 ha una copertura adeguata, avendo completato il ciclo vaccinale (27,6% rispetto al 46% del Regno Unito), mentre il 26,5% della popolazione ha ricevuto solo una dose (rispetto al 17% del Regno Unito) e il 46% è totalmente privo di copertura (rispetto al 37% del Regno Unito), percentuali preoccupanti considerando la minore efficacia di una sola dose di vaccino nei confronti di questa variante”.

Preoccupa il calo delle vaccinazioni

Quello che preoccupa sul fronte della lotta alla variante delta è che quasi 2,5 milioni di over 60 (14%) non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino, con rilevanti differenze regionali. Dal 25,2% della Sicilia al 8,7% della Puglia. Peraltro, il trend di coperture vaccinali per fasce di età conferma ormai l’appiattimento delle curve degli over 80 e delle fasce 70-79 e 60-69, oltre a dimostrare una netta flessione nelle ultime tre settimane per la fascia 50-59 anni, già a copertura inferiore al 70%. “Considerato che oltre 5,4 milioni di over 60 devono ancora completare il ciclo vaccinale – precisa Gili della Fondazione Gimbe – è utile ribadire che secondo l’ultimo report del Public Health England nei confronti della variante delta una singola dose di vaccino (Pfizer-BioNTech o AstraZeneca) riduce la probabilità di malattia del 31% e di ospedalizzazione del 75%; percentuali che salgono rispettivamente al 80% e al 94% con il ciclo completo”.

Gestione attendista sulla variante Delta

Secondo gli esperti non bisogna abbassare la guardia e servirebbe potenziare sequenziamento e contact tracing.
“Se al momento attuale – aggiunge Cartabellotta – tutti i dati dimostrano una bassa circolazione del virus ed un impatto ospedaliero ormai minimo, non è accettabile una gestione “attendista” della variante delta, contro la quale occorre attuare tempestivamente le misure raccomandate dall’ECDC: potenziare sequenziamento e contact tracing, attuare strategie di screening per chi arriva dall’estero, accelerare la somministrazione della seconda dose negli over 60 e nei fragili, commisurando l’intensità delle misure non farmacologiche di contenimento del contagio alla loro copertura completa”.

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