Chi si è ripreso dal Covid-19 ha maggiori probabilità di ottenere punteggi più bassi nei test dell’intelligenza. Lo sostiene una nuova ricerca.

Come riportato su Sky.com, gli scienziati hanno testato 81.337 persone tra gennaio e dicembre dello scorso anno come parte del Great British Intelligence Test, tra cui quasi 13mile che erano state infettate dal coronavirus.

Nel dettaglio, è stato osservato in chi ha dovuto ricorrere alla ventilazione il deficit maggiore, equivalente a un calo di sette punti.

Dopo aver controllato fattori quali età, sesso, prima lingua e livello di istruzione, i ricercatori hanno scoperto che chi ha contratto il Covid-19 ha avuto una performance peggiore nei compiti che richiedevano ragionamento, pianificazione e risoluzione dei problemi ripetto a chi non ha avuto l’infezione.

Lo studio ha affermato: «Questi risultati concordano con gli studi sul Covid a lungo termine, in cui la ‘nebbia del cervello’, problemi di concentrazione e difficoltà a trovare le parole corrette sono comuni».

Il deficit osservato nelle prestazioni è stato definito «non inconsistente», con un calo maggiore osservato in chi è stato necessario l’uso del ventilatore rispetto anche a chi è stato colpito da un ictus.

Gli scienziati che hanno condotto lo studio, comunque, hanno esortato alla cautela nel trarre conclusione senza i dati di imaging cerebrale, pur rimarcando che i risultati dovrebbero fungere da «chiaro appello» per ulteriori ricerche sul fenomeno osservato e che «speculativamente, riteniamo che ci possano essere molteplici fattori che contribuiscono».

«Ad esempio, studi precedenti su pazienti ospedalizzati con malattie respiratorie non solo dimostrano deficit cognitivi oggettivi e soggettivi ma suggeriscono che questi rimangano per alcuni a 5 anni di distanza».

Solo 275 partecipanti hanno completato il test di intelligenza sia prima che dopo aver contratto il Covid-19 e questo limita la capacità di trarre conclusioni definitive su causa ed effetto.