Marcello Natali era un medico di base che, dopo essere stato contagiato dal Covid-19, rispondeva lo stesso alle chiamate dei pazienti ammalati anche dal letto di ospedale. Il 18 marzo 2020, però, è morto all’età di 57 anni.

Il medico esercitava a Caselle Landi e a Codogno. Pensando a lui, il figlio Marco ha deciso di ‘affrontare’ la manifestazione dei No Vax, nel pomeriggio di sabato scorso, a Lodi. La storia è stata raccontata dal quotidiano Il Cittadino.

Il giovane ha spiegato alla folla che se ci fosse stato prima un vaccino il padre sarebbe ancora vivo, mentre molti dei presenti non sarebbero stati in piazza della Vittoria e ha contraddetto le teorie anti-scientifiche diventate slogan.

Dal suo racconto alcuni manifestanti gli hanno fatto i complimenti per la franchezza, altri lo hanno contraddetto. Il ragazzo si trovava lì per caso e ha deciso di prendere la parola in piazza ritenendo non condivisibili gli slogan delle circa 200 persone che hanno preso parte all’iniziativa.

Marcello Natali è deceduto per una polmonite fulminante, cominciò a stare male in ospedale dopo che aveva accompagnato la moglie che a sua volta aveva contratto il virus e che è, invece, guarita.

IL RACCONTO

«Non mi aspettavo nemmeno io stesso di reagire in quel modo ma lo rifarei. E direi di nuovo le stesse identiche parole». Marco Natali ha ricostruito con l’Ansa quei momenti.

«La mia fidanzata era andata dall’estetista che si trova proprio in quella piazza. Io a prendere cibo per nostri animali. Lei, a un certo punto, mi dice che c’è un matrimonio in piazza. Divento curioso e vado lì. Scopro che, invece, stanno parlando i no-vax. Ascolto la prima persona che parlava, poi la seconda. Stavo per andarmene quando, improvvisamente, una signora inizia a parlare dicendo che aveva letto che tutte le vittime del covid non esistevano e che tutte le vittime erano state uccise in ospedale».

«Questo mi ha fatto muovere. Sono andato in mezzo a quelle persone e ho detto che avevo vent’anni. A questo punto è scattato un applauso convinto. Che io ho fermato. Probabilmente pensavano che poi avrei detto che ero contrario al vaccino. Ho pensato subito che la loro libertà di dire cose doveva finire dove iniziava la mia. Ho detto ‘ho vent’anni. Il 18 marzo dell’anno scorso ho perso mio padre, che era medico, a causa di questo virus. L’11 marzo mi sono svegliato con un suo messaggio che mi diceva che non respirava e che lo ricoveravano. Probabilmente se il vaccino ci fosse stato prima lui sarebbe ancora qua e invece no».

«Poi me ne sono andato. Io sono convinto di una cosa che non bisognerebbe nemmeno arrivare al punto di ventilare l’obbligatorietà del vaccino perché si tratta di un elemento che aiuta nel piccolo, nella famiglia e nel grande, nella comunità. Spero che mio padre, dall’aldilà, sia contento di quanto ho fatto. Io, di certo, lo rifarei».

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