• I medici legali hanno informato il Pm che le attività saranno lunghe
  • Per i primi risultati potrebbero occorrere più giorni
  • Imprecisa la tempistica di consegna degli esami autoptici

Potrebbero esserci tempi lunghi per avere gli esiti dell’autopsia sul corpo di Francesco Pantaleo, lo studente marsalese di 23 anni trovato carbonizzato nelle campagne di Pisa lo scorso 25 luglio.
Conferiti formalmente stamani, come da programma, gli incarichi ai consulenti della procura di Pisa per le indagini, i medici legali iniziano le operazioni nel pomeriggio.

Ma da quanto riferito dagli inquirenti, hanno informato il pubblico ministero che le attività saranno lunghe e per i primi risultati potrebbero occorrere più giorni, non potendo in anticipo dare una tempistica precisa.

Iniziata l’autopsia

È in corso l’autopsia sulla salma dello studente. Ma ci vorranno comunque alcuni giorni per poter conoscere i primi responsi dell’esame necroscopico. Dal primo esame esterno del corpo, che non ha rivelato ferite e apparenti segni di violenza, e del suo stato di conservazione gli inquirenti collocano il decesso tra la notte di sabato e l’alba di domenica. Ulteriori informazioni arriveranno solo dopo l’analisi dei tessuti da parte dei medici legali.

Carabinieri al lavoro sui filmati di 24 telecamere

Nell’attesa i carabinieri stanno concentrando il loro lavoro sulla visione delle telecamere di videosorveglianza di una zona compresa nel raggio di oltre cinque chilometri che va dall’abitazione della vittima e arriva nei pressi del luogo del ritrovamento, non coperto da occhi elettronici.

In tutto sono circa 24 telecamere le cui riprese sono da esaminare. In particolare, secondo quanto appreso, da parte dei carabinieri si cercheranno indicazioni utili a quanto accaduto dalla giornata di sabato visto che Francesco è risultato irreperibile dalle 10.30 del mattino di sabato 24 luglio.

Altre risposte si confida arrivino dalle indagini tecniche sullo smartphone e sul computer portatile del giovane, sottoposti a copia forense per scandagliare chat e sito internet anche eventualmente nella parte sommersa, e più pericolosa, del web.

Fascicolo procura ipotizza “istigazione a suicidio”

La procura di Pisa ipotizza il reato di istigazione al suicidio nel fascicolo aperto sulla morte di Francesco Pantaleo, lo studente universitario di 23 anni, di Marsala, trovato carbonizzato nelle campagne di Pisa il 25 luglio scorso. Tra gli accertamenti tecnici, oltre all’autopsia, in programma domani, vengono incaricate anche indagini specialistiche sul web e sui dispositivi elettronici in possesso del 23enne. Domani la procura affiderà a un consulente tecnico anche l’incarico di eseguire la copia forense dei dati contenuti nel pc portatile (dal quale Francesco ha cancellato tutti i files) e nello smartphone.

Corpo rinvenuto a San Giuliano Terme

I resti del giovane sono stati trovati nelle campagne di San Giuliano Terme a pochi chilometri dalla città toscana. È stato identificato attraverso i campioni di Dna concessi dai genitori agli inquirenti. Pantaleo risultava irreperibile da giorni, dopo l’allarme lanciato dalla famiglia che risiede in Sicilia, e nella sua abitazione erano stati trovati tutti i suoi effetti personali, compresi i suoi occhiali da vista. Da chiarire le circostanze della morte.

Frequentata l’università di Ingegneria

Francesco Pantaleo era iscritto a Ingegneria informatica e avrebbe dovuto sostenere l’ultimo esame del corso di laurea triennale. Abitava insieme ad altri due studenti in un alloggio in una zona a ridosso del centro, nella zona nord di Pisa. Sarà l’autopsia a stabilire le cause della morte. I genitori, in questi giorni, dopo avere dato l’allarme, non hanno saputo spiegare i motivi della sparizione del figlio.

La lettera-appello anonima

Nei giorni scorsi sulla pagina Facebook spotted Unipi, molto frequentata da universitari pisani, una ragazza, rimasta anonima, aveva indirizzato una lettera-appello al giovane sparito nel nulla: “Non ti conosco ma ho avuto il sospetto che sulla tua scomparsa c’entrasse l’università e sai perché? Perché ci sono passata anche io e tantissime volte avrei voluto lasciare tutto perché mi sentivo così in difetto e una continua delusione per i miei genitori. Anche io studiavo ingegneria informatica e più che un corso di laurea per me era una sofferenza”.

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