Filippo Gambino, 55 anni di Torretta, è stato scarcerato. Il suo arresto è stato annullato dal tribunale del riesame in seguito all’istanza presentata dal suo legale, Pietro Sapienza. Gambino, finito in carcere all’alba dello scorso 14 luglio nell’ambito dell’operazione antimafia “Crystal Tower”, torna piede libero.

Il giudice, infatti, nel revocare l’arresto non ha dato nessun’altra misura interdittiva. Entro i prossimi 45 giorni saranno rese note le motivazioni.

Le tesi del legale di Gambino

“Abbiamo evidenziato sin dall’inizio che mancavano i gravi indizi di colpevolezza – afferma l’avvocato di Gambino -. Non ci sono a nostra avviso elementi che provi il coinvolgimento del mio assistito. L’arresto si è basato su una serie di intercettazioni indirette, vale a dire da colloqui di terze persone. Sono due o tre le intercettazioni dirette che oltretutto sono state interpretate”.

I motivi dell’arresto

Filippo Gambino finì nella retata nell’ambito dell’indagine portata avanti dai carabinieri del comando provinciale di Palermo, coordinata dalla Dda, che hanno eseguito 11 ordinanze di custodia cautelare del gip con le accuse, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, detenzione di stupefacenti, favoreggiamento personale e tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Tutti e 11 sono stati ritenuti componenti della famiglia mafiosa di Torretta, da sempre con solidi legami con la mafia newyorkese.

Il ritorno degli scappati

Al centro dell’indagine condotta dal nucleo investigativo dei carabinieri e coordinata da un pool di magistrati diretti dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, c’è il mandamento di Passo di Rigano, e la famiglia mafiosa di Torretta, un piccolo borgo con poco più di 4.000 abitanti nell’hinterland palermitano, da sempre roccaforte mafiosa che in passato ha garantito il rientro in Italia dei cosiddetti “scappati”, rappresentati dalla fazione sconfitta dai corleonesi di Totò Riina al termine della seconda guerra di mafia.

Conflittualità nella famiglia di Torretta

Le indagini hanno fatto emergere una forte conflittualità, non cruenta, all’interno dello stessa famiglia dove avrebbero un ruolo di rilievo diversi personaggi. Tra loro, secondo gli inquirenti, figurava proprio Filippo Gambino ritenuto legato a doppio filo a Calogero Caruso, detto “Merendino”. I carabinieri sono convinti che il 55enne andava accreditandosi nell’ambiente mafioso sotto la sua ala protettiva.

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