I conti della pandemia stanno arrivando. Alla fine del 2020 si contano un milione di poveri assoluti in più nel nostro Paese. E’ la drammatica fotografia che arriva dall’ultimo rapporto della Caritas, l’organismo pastorale della Cei (Conferenza episcopale italiana) per la promozione della carità.

Il Covid ha colpito duramente chi già era in difficoltà, aumentando la forbice tra ricchi e poveri. Ed è un fenomeno che non riguarda soltanto l’Italia. Il Nord è l’area ad essere maggiormente colpita da queste nuove povertà. Ma vista dal Sud, e dalla Sicilia, non c’è alcun motivo per rallegrarsi. Basta incrociare il Report della Caritas con le ultime stime di Eurostat per comprendere la portata epocale del dramma delle nuove povertà in Sicilia e nel Mezzogiorno.

Il motivo per cui non sono le regioni meridionali a guidare la classifica della Caritas è semplice. Abbiamo già dato tutto. La Sicilia (e la Campania), infatti, sono le regioni europee con il tasso di rischio di povertà più alto in Unione Europea. Più del 41 per cento dei siciliani ha un reddito disponibile inferiore al 50% della media nazionale. A un passo dal baratro. Sempre Eurostat, poi, ci ricorda come la platea delle famiglie a rischio esclusione sociale (ovvero a bassa intensità di lavoro e con problemi di deprivazione materiale) in Sicilia è stimata nel 48,7% del totale. Più del doppio della media europea. La situazione, insomma, va sempre peggio: nell’ultimo anno la povertà in Sicilia è cresciuta tra il 5 e il 7 per cento.

Tornando ai dati diffusi dal rapporto Caritas 2021, scopriamo che quasi il 50 per cento dei siciliani che hanno chiesto aiuto all’organismo della Cei, lo hanno fatto per la prima volta nel 2020. Ed il 22 per cento di chi ha chiesto soccorso, lo fa da almeno 5 anni. Non si tratta soltanto di strappare alla miseria questo esercito di siciliani. La povertà in Sicilia è anche un efficace brodo di coltura per l’usura, uno dei migliori strumenti dell’economia mafiosa.

Di fronte a questo scenario, la politica resta in silenzio. Abbarbicati ai decimali del Pil siciliano e dei fondi da succhiare al Pnnr, nessuno dedica un tweet o una dichiarazione a questa situazione drammatica. I politici sono dalla parte della gente soltanto a parole. In fondo, è la vecchia storia del Partito unico siciliano: mantenere donne e uomini in uno stato di sudditanza per poi sfruttarli alla chiamata elettorale. C’è da arrossire per la vergogna

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