La Procura della Repubblica di Firenze ha chiuso sulle indagini su presunte irregolarità nei finanziamenti a Open, la fondazione nata per sostenere le iniziative politiche di Matteo Renzi.

Sono 11 le persone indagate destinatarie dell’avviso di conclusione indagini, tra cui lo stesso attuale leader di Italia Viva Matteo Renzi, l’ex ministra e attuale capogruppo di italia Viva alla Camera Maria Elena Boschi, Luca Lotti, l’ex presidente di Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai. Coinvolte nell’inchiesta anche quattro società. Tra i reati contestati a vario titolo nell’inchiesta compaiono il finanziamento illecito ai partiti, corruzione, riciclaggio, traffico di influenze.

La Fondazione Open nacque nel 2012, con il nome di Big Bang poi modificato, per sostenere le iniziative politiche come la Leopolda di Matteo Renzi e la corsa dello stesso Renzi alle primarie del Partito Democratico fino all’approdo a Palazzo Chigi e alla campagna per il sì al referendum costituzionale.

La Fondazione Open è stata attiva fino all’aprile 2018, raccogliendo oltre 7 milioni di euro. Open aveva sede a Firenze presso lo studio dell’avvocato Bianchi, dove nel settembre del 2019 venne sequestrato l’archivio. Nel consiglio di amministrazione, oltre a Bianchi figuravano Maria Elena Boschi, Marco Carrai e Luca Lotti, all’epoca fedelissimi del cosiddetto ‘Giglio Magico’ di Renzi.

Nell’inchiesta su Fondazione Open a Renzi viene contestato il reato di finanziamento illecito ai partiti come direttore ‘di fatto’ della stessa fondazione. Lo hanno scritto i Pm di Firenze nell’avviso di conclusione delle indagini. Stessa accusa è mossa all’ex presidente Alberto Bianchi e ai componenti del Cda Bianchi, Marco Carrai, Luca Lotti e Maria Elena Boschi.

Per l’accusa, tra 2014 e 2018 nella cassa di Open, che avrebbe agito come articolazione di partito, sarebbero arrivati oltre 3,5 milioni di euro in violazione del finanziamento pubblico ai partiti. «Era ora. Fino a oggi ha lavorato la procura, ora la palla passa alle difese». È il commento dell’avvocato Federico Bagattini, uno dei legali di Matteo Renzi.