Il comune di Ragusa vieta la vendita di oggetti inneggianti alla mafia. Su tutto il territorio comunale sarà vietata il commercio di qualsiasi tipo di oggetto (souvenir, gadget o altro) che richiami “in termini positivi”, in qualunque modo e forma, la mafia e la criminalità organizzata in genere.

La decisione del sindaco

La decisione è stata assunta dal sindaco Giuseppe Cassì e scaturisce da un atto di indirizzo del consiglio comunale che chiedeva al sindaco di adottare tutti gli atti necessari a promuovere una cultura democratica e antimafiosa, oltre al fatto che deve essere continuamente e totalmente contrastato ogni tipo di atteggiamento anche di mera indifferenza nei confronti della cultura mafiosa promuovendo iniziative culturali, sociali ed amministrative idonee ad eliminarle.

L’ordinanza

Sul sito istituzionale del Comune è stata pubblicata l’Ordinanza sindacale n. 1155 . Nell’ordinanza, si sottolinea che nell’intero territorio siciliano sono vergognosamente presenti “linee commerciali” di prodotti, tipo souvenir e gadget in cui, talvolta in modo indiretto e subdolo, talvolta esplicitamente, viene miticizzato o esaltato il personaggio mafioso o il fenomeno mafioso.

Multe fino a 500 euro

La vendita di tali oggetti, anche nell’ipotesi in cui non integri fattispecie di reato, è da ritenere pericolosa poiché alimenta la subcultura mafiosa. Il sindaco avverte che “L’inosservanza dell’ordinanza è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria 25 a 500 euro”.

E precisa che “avverso la presente ordinanza è ammesso il ricorso giurisdizionale entro 60 giorni dalla pubblicazione all’Albo Pretorio al Tribunale Amministrativo Regionale Sicilia o alternativamente il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica entro 120 giorni dalla pubblicazione all’Albo Pretorio”.

Divieto anche a Cinisi

Pochi mesi fa, a luglio, anche il sindaco di Cinisi (Palermo) Giangiacomo Palazzolo aveva disposto lo stesso divieto per souvenir e tutti gli oggetti come quelli che ritraggono il Padrino, armi, coppole o roba simile. Tali oggetti “mortificano la comunità cinisense, da anni impegnata nella diffusione della cultura della legalità e nel contrasto alla mafia. Ancora oggi persiste il rischio concreto che la subcultura mafiosa possa trovare nuova linfa in atti, comportamenti ed atteggiamenti tendenti a creare le condizioni sociali per una rivitalizzazione del fenomeno mafioso”.

Il tributo di Cinisi nella lotta alla mafia

In particolare Palazzolo ricorda che Cinisi è stata segnata dal tragico fenomeno mafioso, con l’omicidio di Peppino Impastato nel 1978, il militante di Democrazia proletaria ucciso perché aveva osato denigrare e denunciare pubblicamente il boss del paese Tano Badalamenti. “Ogni anno a Cinisi – evidenzia il primo cittadino – si riscontrano migliaia di presenze di visitatori, provenienti da tutto il mondo, e molti di loro si recano nel territorio al fine di rendere omaggio alla straordinaria storia di Peppino Impastato, eroe antimafia che ha contribuito in modo determinate, non solo al cambiamento culturale di Cinisi, ma dell’intero Territorio nazionale”.

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