C’era una volta a Bonito, un piccolo paesino campano abitato da poco più di duemila anime, un giovane 12enne che voleva diventare calzolaio. Nonostante appartenesse a una modesta famiglia di contadini, all’inizio del ‘900 non esisteva in Italia mestiere più socialmente umile di quello a cui lui aspirava, così che il suo sogno sembrava destinato a rimanere tale.

È in questo modo che inizia la storia di uno dei più celebri successi della moda italiana, quella di Salvatore Ferragamo, fondatore dell’omonima maison, celebrata oggi nel documentario Salvatore, il calzolaio dei sogni, tratto dall’omonima autobiografia e firmato da uno dei registi più talentuosi nel panorama internazionale, Luca Guadagnino.

La presentazione al The Space Cinema Odeon di Milano

Dopo Roma e Firenze, Milano ha segnato l’ultima tappa nel piccolo tour di anteprime: un selezionato numero di ospiti, alcuni componenti della famiglia Ferragamo, il regista e i produttori, amici di famiglia e volti noti come Martina Colombari e Fiammetta Cicogna, si sono riuniti al The Space Cinema Odeon per partecipare alla presentazione del documentario tenuta da un emozionato Leonardo Ferragamo, oggi presidente dell’azienda, che riunendo figli e nipoti sul palco ha ringraziato i presenti dando così inizio alla proiezione del film.

Due ore che narrano la storia di Salvatore Ferragamo

Due ore che narrano la storia umana, artistica e imprenditoriale di Salvatore Ferragamo ma che sono anche un’opportunità, per il cinefilo Guadagnino, di raccontare la storia del cinema fin dai suoi esordi.

Quella di Ferragamo infatti, ancora più che una carriera è una vera e propria fiaba senza fate madrine né aiutanti di sorta, costruita con innumerevoli sacrifici, duro lavoro e un’abbondante dose di genialità, i cui primi frutti maturarono proprio a Hollywood, dove ancora giovanissimo si era trasferito in cerca di fortuna riuscendo in poco tempo a diventare il calzolaio delle star del cinema muto prima, sonoro poi, grazie a scarpe capaci di unire all’eleganza e all’innovazione del design un’incredibile comodità.

Dalle vecchie interviste radiofoniche a nuove testimonianze

È così che alle vecchie interviste radiofoniche a Salvatore stesso e a nuove testimonianze da parte di numerosi studiosi, stilisti, critici di moda e cinematografici (tra cui spiccano quelle di Martin Scorsese), si intrecciano le sognanti immagini in bianco e nero dell’età dell’oro hollywoodiana, popolata da dive come Gloria Swanson, Joan Crawford e Greta Garbo, ai cui piedi spiccano le creazioni del calzolaio italiano, quasi come fossero le scarpe stesse, nella migliore tradizione fiabesca, a trasformarle da semplici attrici a vere e proprie dee.
Un racconto su più piani dunque, a cui si uniscono anche le interviste ai membri della famiglia, figli e nipoti, e soprattutto alla moglie Wanda, compaesana “non bella ma sveltoccia”, che diventerà la moglie di Salvatore al suo ritorno dagli Stati Uniti.

Un racconto che spazia tra commozione e grande ironia

Con tanta commozione e momenti di grande ironia, è soprattutto lei a raccontare, supportata da spezzoni di filmini casalinghi, il percorso italiano del marito, trasferitosi a Firenze in cerca delle sue eccellenze artigiane, città madre e matrigna che prima lo osannerà come genio e poi lo abbandonerà al fallimento, per vederlo infine rinascere definitivamente dalle proprie ceneri, tornando per sempre a vestire i piedi di attrici, reali e aspiranti Cenerentole.

Genio creativo, talento imprenditoriale, padre e marito amorevolissimo, alla fine del documentario, chiuso da una superba scena di scarpe danzanti, citazione del coreografo Busby Berkley e del Il Mago di Oz, la sala esplode in applausi misti a qualche lacrimuccia.

Si riconferma così il talento del regista Luca Guadagnino, capace di riuscire nell’impresa di rendere commovente un documentario, grazie anche all’ottimo montaggio del suo storico collaboratore Walter Fasano.

L’evento è proseguito poi nel ristorante milanese del momento Cracco in Galleria, dove ad accompagnare tartine e risotti è stato servito l’ottimo vino prodotto dai Ferragamo nella tenuta toscana de Il Borro.

Presente anche lo chef Carlo Cracco, che ha aiutato i camerieri sopraffatti dalla folla. Si è conclusa così una serata coronata dalla segreta soddisfazione di vedermi porgere un vassoio da Cracco in persona, seducente più che mai in bianca tenuta da chef.