• Misura cautelare per un marito e padre violento
  • L’uomo minacciava di morte la moglie e la figlia
  • Nei suoi confronti emesso un divieto di avvicinamento

Per oltre due anni, un uomo di 48 anni, siracusano, avrebbe trasformato in un incubo la vita della moglie e della figlia, ripetutamente minacciate di morte ed aggredite fisicamente.

Divieto di avvicinamento a moglie e figlia

Dopo le denunce delle vittime, gli agenti della Squadra mobile di Siracusa hanno eseguito una misura cautelare emessa dai magistrati della Procura di Siracusa culminata con il divieto di avvicinamento alle donne, “on la prescrizione di mantenersi ad una distanza di almeno 100 metri e di non comunicare con le stesse con alcun mezzo, telefonico o telematico” spiegano dalla Questura di Siracusa.

Le aggressioni alle vittime

La misura cautelare, secondo quanto riferito dagli agenti di polizia, “scaturisce dalle condotte violente che l’uomo ha reiterato nel tempo, dall’anno 2019 e fino ad oggi”.  La moglie e la figlia, nella tesi dei magistrati,  avrebbero subito per anni minacce di morte: la moglie, in un’occasione, sarebbe stata strattonata e fatta sbattere contro un muro. Un altro recente brutto episodio si sarebbe concretizzato con il lancio di una bottiglia piena d’acqua contro la propria figlia.

“Stato di ansia per moglie e figlia”

“Alle due donne l’uomo ha causato una perdurante crisi di ansia, di paura e di prostrazione emotiva che le faceva temere per la propria incolumità fisica” fanno sapere i poliziotti della Questura di Siracusa.

Patrigno condannato

E’ diventata definitiva la condanna per un siracusano accusato di abusi sessuali ai danni di una giovane, all’epoca dei fatti minorenne. La difesa dell’imputato, dopo la sentenza a 14 anni di reclusione in primo grado, davanti al gup del Tribunale di Siracusa, ha rinunciato all’Appello ma la pena è scesa di 2 anni.

Gli abusi dopo la droga

Secondo quanto ricostruito dall’accusa, le violenze si sarebbero consumate nell’appartamento della famiglia, in via Luigi Cassia, nella zona della Mazzarrona, a nord di Siracusa. Per i magistrati della Procura di Siracusa, il patrigno dopo aver fatto assumere alla ragazza ” sostanze stupefacenti quali cannabinoidi e cocaina” l’avrebbe costretta “a subire e compiere con lui atti e rapporti sessuali”.

 

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