• Variante Omicron in Europa prima della segnalazione sudafricana.
  • L’annuncio delle autorità sanitarie olandesi.
  • Eppure molti Paesi si sono affrettati a chiudere i collegamenti aerei con l’Africa Australe.

La variante Omicron del coronavirus era già in Europa, e in particolare nei Paesi Bassi, quando il Sudafrica ha allertato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la scorsa settimana. Lo hanno affermato le autorità sanitarie olandesi, come riportato su AlJazeera.com.

Quindi, non è chiaro dove o quando sia emersa per la prima volta la variante ma questo non ha impedito a molti Paesi di affrettarsi a imporre restrizioni di viaggio, specialmente ai visitatori provenienti dall’Africa meridionale, come nel caso dell’Italia. Queste decisioni, però, sono state criticate dal Sudafrica e dall’OMS.

A tal proposito, il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha espresso preoccupazione per il fatto che alcuni Stati stanno introducendo misure generali mirate alla variante Omicron del coronavirus che, secondo lui, “non sono basate sull’evidenza o efficaci da sole” e stanno penalizzando i Paesi dell’Africa meridionale che hanno riferito rapidamente sulla situazione.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, in un discorso ai 194 Stati membri dell’OMS, ha chiesto di adottare “misure di riduzione del rischio razionali e proporzionali” in linea con il Regolamento sanitario internazionale del 2005 dell’agenzia.

L’annuncio olandese, pertanto, confonde ulteriormente la cronologia su quando sia effettivamente emersa la nuova variante. In precedenza, gli olandesi avevano affermato di avere trovato la variante tra i passeggeri che giunti dal Sudafrica venerdì scorso, 26 novembre.

Nuovi casi di Omicron in Europa

Intanto, nuovi casi della variante omicron sono stati individuati in Europa: due in Svezia e quattro in Danimarca. Tutti questi casi riguardano persone di ritorno dal Sudafrica. Prima di questi, alla data di oggi, martedì 30 novembre, risultavano “44 i casi confermati della variante Omicron di Sars-CoV-2 segnalati da 11 Paesi dell’Unione Europea (UE) e dello Spazio Economico Europeo (SEE): Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia (Reunion), Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia, secondo informazioni provenienti da fonti pubbliche”, come da stima dell’ECDC.

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