I conti della regione siciliana sono salvi. Almeno per il Consiglio dei Ministri che sceglie di dare ragione alla Sicilia sul rendiconto generale del 2019 nonostante la guerra sui conti della Regione in corso con la Corte dei Conti.

Nessuna impugnativa da Roma al rendiconto 2019 modificato

Sono passati dal vaglio del Consiglio dei ministri le leggi approvate dall’Ars relative al rendiconto generale e al consolidato per il 2019 della Regione siciliana. “Conti in ordine”, scrive sul suo profilo Fb l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, sottolineando la decisione del CdM di non impugnare i due rendiconti.

Una scelta precisa operata dal consiglio dei Ministri nonostante la ‘guerra’ in corso fra la regione e la Corte dei Conti. Una scelta che da forza alla posizione regionale.

La Corte dei Conti aveva stoppato la parifica di bilancio

Dalla Corte dei Conti romana, infatti, era arrivato lo stop alla parifica del Bilancio 2019 della Regione siciliana. In sede di Sezione Speciale (la Cassazione della giustizia amministrativa) a Roma la Corte dei Conti lo scorso 7 ottobre aveva riformato la sentenza con la quale le Sezioni Riunite per la Sicilia avevano parificato, con prescrizioni, il rendiconto generale del 2019; disponendo nuove correzioni ricalcolando il “fondo crediti di dubbia esigibilità” e valutandolo più consistente di quanto accertato a Palermo e sospende il giudizio su altro aspetto sollevando, con altra ordinanza, questione di legittimità avanti alla Corte Costituzionale su altro aspetto della norma.

La Regione va avanti per la sua strada

In realtà la sentenza ‘ di riforma’ di quella decisione potrebbe non avere alcun effetto, avevano detto da subitio dall’assessorato Economia, perché sulla base del primo pronunciamento della Corte dei Conti siciliana è stata approvata una legge che adegua il rendiconto generale del 2019 alle prescrizioni.

Ed è proprio quella legge che adesso passa al vaglio del Consiglio dei Ministri e dunque da forza all’impostazione regionale

Scelta la strada del ricorso ‘di principio’

In assessorato, da subito, hanno espresso dubbi sul fatto che si possa modificare una legge attraverso una sentenza. Alla luce di ciò la regione ha scelto per il ricorso in Corte Costituzionale a sua volta. Un conflitto sollevato per sancire un principio e non certo per recuperare il deficit visto che gli effetti economici della sentenza romana vengono valutati in 8 milioni e mezzo che non rappresentano un problema nel bilancio (peraltro a copertura esistente).

Per l’opposizione conti ‘ballerini’

“Il presidente Musumeci e l’assessore Armao insistono con nuovi ricorsi contro i magistrati contabili, anziché ammettere l’incapacità di sanare il bilancio della Regione, cosa che ormai è certificata” dichiara, però, Luigi Sunseri, deputato regionale del Movimento 5 Stelle, commentando proprio il ricorso alla Corte costituzionale, presentato dal governo Musumeci, contro l’ultimo giudizio delle Sezioni riunite della Corte dei conti che riguarda il fondo di crediti di dubbia esigibilità e la questione di legittimità costituzionale sull’utilizzo del fondo sanitario.

Resta un unico rischio

Ma Sunzeri rileva un rischio restante “Il problema, adesso, è la prossima parifica: la sentenza della Corte dei conti a Sezioni riunite, finché non si pronuncerà la Corte costituzionale, rimane esecutiva e, quindi, il futuro rendiconto, se non dovesse adeguarsi, sarebbe irregolare per definizione. Tra l’altro, se la Corte costituzionale dovesse accogliere la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte dei Conti, occorrerà coprire con fondi regionali il mutuo che, fino ad ora, veniva pagato con i fondi della sanità. Un buco enorme. Possiamo solo augurarci che, tra un anno, il governo Musumeci sia solo un brutto ricordo e prepararci a ricostruire sulle macerie che ci avranno lasciato”, conclude Sunseri.

Regione serena sui bilanci a venire

Dalla Regione, però, sottolineano come, non essendo stata impugnata, è vigente anche la norma con  la quale è stato approvato il rendiconto generale modificato e dunque il rischio per i bilanci a seguire praticamente non esiste