Doveva sostenere l’esame orale per l’abilitazione all’esercizio di avvocato ma nel frattempo la gravidanza che portava avanti aveva avuto delle complicazioni. Per questo aveva richiesto che l’esame gli venisse spostato ma la commissione d’esame della corte d’appello di Bologna le aveva concesso lo slittamento solo di qualche giorno. Ha fatto ricorso al Tar ed alla fine ha vinto la sua battaglia. Protagonista un’aspirante avvocato di Agrigento che ha ottenuto ragione dal tribunale amministrativo bolognese: ora potrà sostenere l’esame e la corte d’appello emiliana sarà costretta a convocare una “seduta di esami suppletiva”.

Le complicanze

La storia è quella di una donna di 39 anni, G.V., che dopo aver superato la prima prova per l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione forense alla corte di appello di Bologna, veniva ammessa alla seconda prova orale da sostenere ieri. Tuttavia, sopravvenendo alla candidata uno stato di gravidanza a rischio, veniva inoltrata dalla stessa aspirante avvocato un’apposita istanza affinché l’esame venisse spostato in una data compatibile con il suo stato di salute. Ciononostante, la commissione di esami, pur riconoscendo la fondatezza della richiesta, si limitava a disporre il differimento entro e non oltre il 15 dicembre.

Il ricorso

Ritenendo illegittima la decisione, G.V. decideva, per questo motivo, di impugnare con l’assistenza degli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia il provvedimento e la relativa comunicazione della X Sotto-Commissione d’esame presso la corte d’appello di Bologna, che in “spregio della tutela alla maternità, realizzava una vera e propria discriminazione di genere a danno di una gestante”. In particolare, veniva contestato come l’atto impugnato, non mettendo la candidata nelle condizioni di sostenere in concreto la seconda prova orale al pari degli altri aspiranti, violasse il principio di uguaglianza, nonché le disposizioni poste proprio a tutela della gravidanza, della maternità e della salute della madre e del nascituro.

La recente giurisprudenza

A tale riguardo, gli avvocati Rubino e Impiduglia, richiamando recentissima giurisprudenza, evidenziavano come alla donna non possano derivare conseguenze sfavorevoli per il fatto di trovarsi in stato interessante durante lo svolgimento di una prova concorsuale; sottolineando, anche, come il provvedimento fosse illegittimo proprio nella parte in cui non palesava in alcun modo l’intenzione della commissione di attivare una sessione suppletiva che tenesse conto del parto quale oggettivo e giustificato impedimento. Da qui l’impugnazione e il ricorso accolto in favore dell’aspirante avvocato e futura mamma.