Vertice nella sede di Confindustria tra i rappresentanti delle aziende  e la deputazione siracusana per discutere la strategia finalizzata a “convincere” il Governo nazionale a fornire aiuti al Petrolchimico di Siracusa.

I colossi del petrolio verso l’addio

I colossi della raffinazione, tra cui Lukoil e Sonatrach, rischiano, nel giro di un paio di anni, di andarsene dopo la decisione dell’Italia, su input dell’Europa, di abbattere in modo drastico le emissioni di Co2, al punto che nel 2035 ci sarà lo stop alla produzione di veicoli alimentati a benzina ed a diesel.

BlogSicilia ha intervistato il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona per comprendere gli scenari che attendono la zona industriale e se sussistono le condizioni per una riconversione degli impianti presenti nel Petrolchimico.

Presidente, quanti investimenti rischiano di saltare?

Ci sono aziende che hanno dei progetti di riconversione dei cicli di produzione per oltre 3 miliardi di euro di investimento ma non si faranno a queste condizioni.

Può essere più chiaro?

La riconversione non è un investimento “tradizionale”, risulta, sotto l’aspetto economico, improduttivo ma, essendo fondamentale, occorre che le aziende si adeguino e di fatto hanno pianificato. In sostanza, sono pronte al nuovo scenario europeo che prevede la riduzione delle emissioni di Co2.

Se, però, le imprese non sono messe nelle condizioni  di poter investire la decisione naturale sarà di porre fine alle produzioni per delocalizzare. Si tratta di aziende multinazionali cercheranno altri mercati che non saranno europei.

In che modo si dovrebbe procedere?

La raffinazione non è un problema locale ma coinvolge tutto il territorio nazionale. Una delle soluzioni è certamente  il Patto per la raffinazione, che è legge. La norma prevede che le aziende, nell’ottica della transizione energetica, possano trattenersi una parte delle accise per investimenti mirati. La legge c’è, manca la volontà del Governo di utilizzare questa opportunità.

Esiste anche anche il Fondo di transizione giusta, di cui beneficeranno le aziende in Sardegna ed a Taranto. E’ un’occasione persa ma dimostra che ci sono i mezzi per aiutare le aziende.

Per questo avete invitato la deputazione?

La richiesta che abbiamo avanzato alla deputazione siracusana è di creare un fronte unico per sensibilizzare il Governo nazionale sulla strategicità del Petrolchimico. Abbiamo già perso un investimento nel Siracusano dopo la decisione di Lukoil di rinunciare alla costruzione di un termovalorizzatore che avrebbe prodotto un investimento di 800 milioni di investimento.

Il Governo dovrebbe incentivare chi intende abbattere le emissioni di Co2, in questo dovrebbe aiutarci la deputazione. Abbiamo parlato con i ministri ma tutto è centralizzato nella Presidenza del Consiglio, per cui occorre alzare il livello dell’interlocuzione.

Che accadrà se saranno chiuse le raffinerie?

Fino al 2050 avremo sempre bisogno del petrolio, per cui ci ritroveremmo ad importare prodotti petroliferi, tra cui benzina e gasolio dai paesi in cui non ci saranno restrizioni, tra cui Cina ed Africa. Useremo gli stessi prodotti e peggioreremo le condizioni ambientali.

 

 

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