Bus turistici, di dimensioni imprecisate, nelle piste forestali del Parco dell’Etna? La Regione dice ‘no’ e chiede all’ente Parco di revocare in autotutela l’autorizzazione rilasciata ai Comuni di Bronte e Maletto. La questione era stata sollevata all’Ars, lo scorso ottobre, con un’interrogazione presentata dalla deputata regionale del M5S, Gianina Ciancio.

Assessorato ha revocato autorizzazioni

Il Parco aveva deciso di autorizzare la circolazione degli autobus proprio nelle aree a maggior tutela ambientale, tra le zone A (riserva integrale) e B (riserva generale), tra le quote 1.150 e 1.900 metri sul livello del mare. In risposta all’interrogazione, l’assessorato regionale Territorio e Ambiente ha adesso disposto la revoca dell’autorizzazione.

Ricorso al TAR

“Il provvedimento contestato – ricorda la deputata Ciancio – è stato oggetto anche di un ricorso al Tar da parte di diverse associazioni e si scontra con le prescrizioni del decreto istitutivo del Parco dell’Etna. Tra queste, infatti, una norma vieta esplicitamente che in zona A, quella di riserva integrale, si possano introdurre veicoli motorizzati, ad eccezione di quelli autorizzati per motivi di servizio o di sorveglianza vulcanica”.

Criticità in zona vulcanica

“Criticità sottolineate dall’ufficio competente del Dipartimento Territorio e Ambiente, che ha inoltre evidenziato la mancata richiesta del parere preventivo, da parte del Parco, al Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale, per le opportune valutazioni.

Siamo soddisfatti della risposta – conclude Ciancio – che di fatto conferma quanto da noi denunciato nell’atto parlamentare. Ci auguriamo che simili iniziative ‘temerarie’ non vengano più intraprese con tale leggerezza e che, in futuro, si ascoltino i territori che da tempo denunciavano la pericolosità, per l’ambiente, di un progetto simile”.

5,7 mln a Comuni per danni cenere lavica

Intanto il mese scorso la Regione Siciliana ha annunciato l’arrivo di altri 5,7 milioni di euro per i Comuni che hanno subito danni a causa della cenere vulcanica dell’Etna. Somme a una trentina centri del comprensorio. Salgono così a dieci i milioni di euro complessivamente destinati dal governo Musumeci alle amministrazioni colpite dall’incessante attività vulcanica.

Il nuovo stanziamento sarà così ripartito tra i seguenti Comuni: Aci Bonaccorsi (16.719 euro), Aci Castello (30.443), Aci Catena (39.361), Aci Sant’Antonio (4.233), Acireale (196.828), Calatabiano (48.371), Fiumefreddo di Sicilia (454.640), Giardini Naxos (216.720), Giarre (711.732), Graniti (20.000), Gravina di Catania (84.303), Linguaglossa (28), Mascali (88.682), Mascalucia (130.232), Milo (771.160), Motta Camastra (25.000), Pedara (304.649), Piedimonte Etneo (260.485), Riposto (915.763), San Giovanni La Punta (18.416), San Pietro Clarenza (23.189), Sant’Agata li Battiati (81.206), Sant’Alfio (125.914), Santa Venerina (449.480), Taormina (25.745), Trecastagni (48.511), Tremestieri Etneo (210), Viagrande (21.997), Zafferana Etnea (652.835).

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