La Italcementi di Isola delle Femmine è a un bivio. Deve adeguarsi ai nuovi limiti delle emissioni in atmosfera. Lo dovrà fare entro i prossimi 24 mesi ma servono enormi investimenti. Si parla di qualcosa come 120 milioni di euro. Una somma enorme che potrebbe anche far pensare all’azienda di andar via. Ipotesi sulla quale la stessa azienda non si è mai pronunciata ma che viene avanzata oggi da “Il Sole 24 ore”.

Una direttiva da rispettare

C’è una direttiva da rispettare ed è la 2010/75/UE, relativa alle emissioni industriali. Fissa norme intese ad evitare oppure, qualora non sia possibile, a ridurre le emissioni industriali nell’aria, nell’acqua e nel terreno e ad impedire la produzione di rifiuti, per conseguire un livello elevato di protezione ambientale. In particolare si dovranno rispettare le Bat, Best Available Technologies, le quali fissano le nuove condizioni di esercizio.

Le indiscrezioni

Secondo quanto oggi ha ipotizzato “Il Sole 24 ore” non si può escludere che di fronte ad un’ipotesi di adeguamento del genere l’azienda, che produce materiali da costruzione con una capacità di oltre 60 milioni di tonnellate di cemento annue, potrebbe anche pensare di andare via, delocalizzarsi. Il motivo sarebbe, secondo il noto quotidiano economico, legato al fatto che secondo gli esperti ci vogliono 120 milioni di euro di investimenti per adeguarsi a questa direttiva. Con la metà dei soldi però si potrebbe costruire una nuova cementeria in un’altra parte d’Europa dove l’azienda è già presente.

L’idea

Nel novembre scorso Roberto Callieri, amministratore delegato di Italcementi, presenziando al Made Expo di Milano aveva lanciato l’idea. Quella di ridurre le emissioni di anidride carbonica generate dalla filiera del cemento e del calcestruzzo utilizzando combustibili alternativi al posto di quelli fossili durante il processo produttivo. Tessuti, plastiche, carta e altri materiali non pericolosi, che non è più possibile riciclare, né riutilizzare in alcun modo, potrebbero diventare un’importante risorsa energetica per la produzione del cemento. Tuttavia, anche se l’industria è già tecnologicamente pronta, è frenata da ostacoli burocratici che non rendono pienamente attuabile una strategia fortemente voluta dalla filiera.

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