Definisce i pentiti “un pozzo d’ignoranza”, non si pente di una virgola anche di fronte a quelle ombre legate a presunti sistemi clientelari che invece lui chiama “contatti diretti con gli elettori”. E’ un Raffaele Lombardo a cuore aperto quello che ai taccuini del giornalista Mario Barresi rilascia una lunga intervista al quotidiano “La Sicilia”. Una lunga chiacchierata in cui emerge la doppia faccia dell’ex governatore della Sicilia, nei giorni scorsi assolto in via definitiva da concorso esterno alla mafia e corruzione elettorale: da una parte si nota la fierezza per il proscioglimento, dall’altra il rammarico perché questi guai giudiziari gli avrebbero spezzato le ali a lui e al suo movimento autonomista che considerava in ascesa, l’Mpa da lui fondata.

Il capitolo pentiti

Lombardo non nasconde il suo astio nei confronti dei pentiti di mafia su cui in parte si è fondato questo processo: “I pentiti che mi accusavano – si legge testualmente nell’articolo de ‘La Sicilia’ – un pozzo d’ignoranza e di contraddizioni. Ne cito uno per tutti: Tuzzolino, folcloristico e fantasioso, finito malamente perché condannato per aver calunniato persino un magistrato”.

Il dubbio sui rapporti con la mafia

Facendo la cronistoria della vicenda giudiziaria la Procura, con i pm Sabrina Gambino e Agata Santonocito, aveva chiesto la condanna dell’ex governatore a sette anni e quattro mesi di reclusione. Al centro del processo, che si è celebrato col rito abbreviato, i presunti contatti di Raffaele Lombardo con esponenti dei clan etnei che l’ex leader governatore ha sempre negato. In primo grado assolto, in appello condannato, poi il rimpallo con la Cassazione e adesso l’assoluzione. “È provato che alla mafia ho fatto danni – precisa ancora una volta oggi Lombardo -: basta citare l’alt all’eolico. Non ho fatto assumere, per conto di un mafioso, nemmeno un netturbino precario”.

Si dovrebbe riscrivere la storia della Sicilia

Certo, con i se e con i ma non si è mai fatta la storia. Ma cosa sarebbe accaduto se Lombardo non fosse mai stato processato? Inizialmente, infatti, ci fu una richiesta di archiviazione sul suo conto che però venne rigettata e si andò a processo. “Dovremmo riscrivere la storia della Sicilia – oggi dice Lombardo a ‘La Sicilia ‘-. Se quella richiesta d’archiviazione fosse passata, io sarei stato rieletto alla grande, stavolta nel segno di autonomia forte e indipendenza dai partiti: un’altra storia”.

“Clientelismo? No, contatto diretto con gli elettori”

Nell’intervista si parla anche di un presunto sistema di clientelismo messo in atto da Lombardo. Lui non nega che alla sua segreteria c’era una costante processione di gente che chiedeva favori e posti di lavoro. Ma qui Lombardo tende a smorzare: “C’è ancora molto bisogno del rapporto diretto – è così che definisce il suo rapporto con la gente -. Io oggi sono costretto a dire che non faccio politica per non essere avvicinato dalla gente che mi chiede qualcosa, anche un semplice consiglio, perché sono fra i pochi ultimi che parla con la gente”.

La formula delle assoluzioni

L’ex governatore è stato assolto dai  reati di concorso esterno all’associazione mafiosa perché “il fatto non sussiste” e per “non aver commesso il fatto” per il reato di corruzione elettorale.

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