Un agente penitenziario segnalò le violazioni di un detenuto e per questo gli incendiarono l’auto. In seguito all’episodio fu avviata un’indagine a tamburo battente che ha portato a scoprire gli autori di quel raid con il fuoco. A finire in manette due giovani di Messina con le accuse di violenza e minaccia a pubblico ufficiale, danneggiamento seguito da incendio in concorso.

Il provvedimento

Ad eseguire il provvedimento i poliziotti del commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto, con la collaborazione di personale della squadra mobile della questura di Messina. Ad emettere la misura cautelare l’ufficio del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto. In manette due ventenni.

I fatti

Tutto partì dall’incendio avvenuto il 17 aprile dello scorso anno nei pressi del muro di cinta della casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto di un’autovettura di proprietà di un agente della polizia penitenziaria in servizio presso lo stesso carcere. I poliziotti del commissariato, coordinati dall’autorità giudiziaria, hanno svolto un’approfondita attività di indagine che ha reso possibile l’emissione della misura. L’attività investigativa consentiva di accertare che, pochi giorni prima dell’incendio del veicolo, l’agente di polizia penitenziaria, in servizio di vigilanza ai colloqui carcerari, segnalava alla direzione le violazioni di un detenuto, determinando nei suoi confronti la perdita dei benefici previsti dall’ordinamento penitenziario.

La reazione violenta

La segnalazione scatenava la reazione del detenuto che ordinò ai due giovani oggi arrestati di incendiare l’autovettura per ritorsione e per costringere l’agente e gli altri operatori della casa circondariale ad allentare la vigilanza e a non segnalare i comportamenti contrari alle norme interne. A seguito  dell’attività della polizia, coadiuvata dalle immagini della videosorveglianza, sono stati identificati i due responsabili.

 

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