Palermo, 26 gennaio 1979. Una giornata che difficilmente i palermitani dimenticheranno perché nel corso della  serata di quel giorno Leoluca Bagarella, davanti casa sua, lo freddò a soli 54 anni. È Mario Francese, giornalista dalla schiena dritta. I siciliani ricordano ancora quegli articoli densi di verità e patos, articoli che raccontavano la Palermo delle stragi, dei morti ammazzati per strada, degli intrighi che si consumavano nei palazzi del potere. Oggi nel Capoluogo la cerimonia in onore del giornalista ucciso dalla mafia. Presenti diverse autorità tra cui il sindaco palermitano Leoluca Orlando, i familiari del giornalista e il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Roberto Gueli.

43 anni fa l’omicidio

Una cerimonia commossa a distanza di 43 anni. Un momento che, secondo Orlando, “ci fa interrogare sull’oggi, sulla diffusione d’illegalità. Quello che sta accadendo a Palermo, incendi, violenza ai dipendenti della Rap, è un segno criminale. Segni che poi diventano sistema criminale e politico”. Per Leoluca Orlando, Mario Francese era “un giornalista che ha fatto della cronaca un’attività nobile che gli è costata la vita. Parlava dei selvaggi dei corleonesi, un sistema di potere che poi si è rivelato un sistema di potere che governava la città”. “Ecco cosa significa fare memoria, oggi, di Mario Francese: essere attente sentinelle per tutelare la società e il territorio da gravi fenomeni di inciviltà che si fanno cultura e sistema di potere. La lezione di Francese è preziosa e tutta la città di Palermo deve gratitudine e ammirazione ad un giornalista ucciso per avere svolto, con grande impegno e passione, il proprio mestiere”.

La stampa sia libera da condizionamenti

“Tenere viva la memoria di Mario Francese è ricordare, ogni giorno, quanto sia importante e necessario che la Stampa possa svolgere la propria funzione libera da ogni tipo di condizionamento. Francese ha pagato con la vita la sua meticolosa e tenace ricerca della verità”, ha fatto sapere il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, nell’anniversario dell’omicidio del cronista del Giornale di Sicilia assassinato dalla mafia.

Raccontava l’illegalità senza paura

Anche il neo presidente dell’ordine dei Cronisti siciliani ha voluto omaggiare Francese con la sua presenza. Gueli si è detto emozionato perché “si ricorda un collega che ha perso la vita per raccontare l’illegalità”, in un momento di difficile per la categoria dei cronisti. “Un esempio per noi, un esempio di giornalista con la schiena dritta”.

La lezione di mio padre

Tra i presenti anche Giulio Francese che ha voluto condividere alcuni ricordi di suo padre che oggi avrebbe 97 anni. “Immaginarlo oggi non è semplice – ha detto -. Sarebbe felice dei nipoti, dei suoi figli, per quello che hanno fatto nella vita ma sarebbe anche preoccupato per la storia attuale del Paese e per la nostra categoria. Lui amava i giovani e vedendoli sofferenti, disoccupati, magari oggi tirerebbe fuori il suo spirito guerriero per incoraggiarli e avrebbe parole di speranza e conforto per loro”. Giulio Francese ricorda del padre ucciso sotto casa da cosa nostra la dignità, il senso del dovere e il rispetto della legalità ma soprattutto lo spirito di servizio. “Amava fare qualcosa per gli altri e dare qualcosa agli altri nei limiti della propria possibilità. Questa la lezione di mio padre che era sempre a contatto con la gente e sempre dalla parte dei più bisognosi”.