Far causa al proprio Comune di residenza per ottenere il riconoscimento di un diritto garantito dalle leggi.
Accade a Misilmeri, in provincia di Palermo, dove Giovanni Cupidi, statistico tetraplegico di 44 anni del quale vi abbiamo già parlato e attivista dei diritti delle persone con disabilità, ha citato in giudizio il Comune che non gli fornisce la necessaria assistenza h24 che gli spetta in quanto disabile gravissimo. Il tribunale di Termini Imerese si è pronunciato ed il Comune di Misilmeri è stato condannato “ad attivare immediatamente, in favore del ricorrente, tutte le misure assistenziali previste nel Pai ex art.14 della legge 328/2000”.

Le due ordinanze

Con ordinanza dell’11 settembre 2021 il tribunale aveva inoltre condannato il Comune “al risarcimento dei danni causati al ricorrente e derivanti dalla condotta inadempiente e discriminatoria posta in essere nei suoi confronti”. E’ stata ritenuta congrua la somma di 1500 euro, ma il Comune dovrà pagare anche 1750 euro di spese di lite.
Il provvedimento cautelare di settembre si era svolto in contumacia, ovvero il Comune non si era presentato né costituito. Lo ha fatto poi a dicembre, nel corso dell’ultima udienza.
L’ordinanza di conferma porta la data del 17 dicembre 2021, e nella stessa il giudice Maria Margherita Urso scrive che “si rileva – comunque – l’inammissibilità delle eccezioni sollevate dal Comune resistente, in quanto tardive ed infondate, in fatto ed in diritto”.
Confermata dunque a dicembre l’ordinanza di settembre.
Ebbene, è trascorso più di un mese dal pronunciamento del giudice ma il Comune non ha mai contattato Cupidi o ottemperato a quanto disposto dal tribunale.

“Comune sordo”

Questa vicenda giudiziaria, l’ennesima battaglia di Cupidi contro le istituzioni, si trascina da tempo.
“Adesso – commenta a BlogSicilia Cupidi risoluto ed allo stesso tempo indignato – non si mettano in testa di ‘accontentarmi’ con un progetto di un anno e che io alla scadenza debba ricominciare da capo. Questa sentenza sancisce il mio diritto all’assistenza e ogni anno il Comune lo deve garantire. Purtroppo non si salva nessuno, né la precedente amministrazione comunale né quella attuale.
Il Comune di Misilmeri è sordo, inadempiente, inadeguato e non mette in campo le misure necessarie a garantire il mio diritto”.

Il Pai e l’assistenza solo parziale

Il Pai è il Progetto di assistenza individuale redatto da Asp e Comune sulla base dei rilievi dell’Unità di Valutazione Multidimensionale che stabilisce quale è il tipo di assistenza della quale la persona necessita, e che il Comune deve attuare nell’ambito dell’Adi, cioè l’Assistenza domiciliare integrata.
Cupidi, immobilizzato dal collo in giù, e che a causa della sua condizione necessita di aiuto per compiere anche il più elementare dei gesti della vita quotidiana, ha diritto ad una assistenza h24, sette giorni su sette.
Il Comune di Misilmeri ha prima attuato solo parzialmente il Pai, fornendo a Cupidi un’assistenza di 22/23 ore a settimana per l’anno 2018/2019, poi più nulla. Ovvero, l’uomo è rimasto senza alcuna forma di supporto.
Lo conferma l’avvocato Sabina Raimondi, che assiste Cupidi insieme al collega Alberto Marolda.
“Sembra – dice Raimondi a BlogSicilia – che Cupidi debba combattere per ottenere qualsiasi cosa. Credo sia scandaloso. La legge 328 del 2000, (Legge-quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, ndr), insieme alle legge 104 del 1992 (Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate, ndr) sono pietre miliari dell’assistenza alle persone più fragili, eppure, e questo è il caso, non sempre le istituzioni le applicano. Abbiamo dovuto fare ricorso contro il Comune di Misilmeri, ed ottenuto un risarcimento che seppur simbolico è un segnale importante. Tra l’altro, la sentenza del 17 dicembre non è stata appellata, e il Comune sta continuando a privare Cupidi dell’assistenza della quale ha bisogno.
Il Comune continua ad essere silente, e noi stiamo preparando ricorso per chiedere l’ottemperanza, cioè l’esecuzione di questo provvedimento. La battaglia non è finita”.

Disabile gravissimo, cosa deve fare il Comune

Cupidi, tra l’altro, come rileva anche il giudice, necessita “di assistenza individuale e domiciliare con carattere di continuità e permanenza (anche notturna)”. Ed inoltre, si legge ancora nell’ordinanza, “la vicenda oggetto della controversia in esame è, peraltro, emblematica del fatto che si tratta di servizi finalizzati a garantire l’espletamento delle più elementari funzioni vitali a soggetti in condizioni di assoluto disagio”. Viene inoltre specificato che “il quadro normativo della materia pone, quindi, l’onere dell’attuazione di detti piani individuali, ex art.14 legge 328/2000, per i disabili adulti, in capo ai Comuni, utilizzando le proprie risorse oltre a quelle regionali e nazionali.
Conseguentemente sussiste l’obbligo del Comune di Misilmeri per la parte di propria competenza e nel rispetto dell’ordine delle fonti di finanziamento suindicato, di reperire le risorse necessarie a garantire la piena attuazione del piano approvato in favore del Dott. Giovanni Cupidi”.

Le difficoltà acuite dalla pandemia e una lunga lotta

Le difficoltà delle persone fragili, negli ultimi due anni, sono state senza dubbio acuite dalla pandemia.
Lo sa bene Cupidi che in questo lasso di tempo, a causa delle restrizioni imposte dal contagio, non ha potuto nemmeno usufruire dell’aiuto di amici o parenti che prima lo assistevano.
“Vivo con una madre anziana – aggiunge – che comunque ha le sue limitazioni. Mi trovo in una condizione di gravità assoluta e ho dovuto fare fronte a carenze e mancanze. Ripeto, ci troviamo di fronte a un Comune che ha sprezzo dell’autorità giudiziaria. Sono stati due anni snervanti e di sofferenze. E’ stato leso un mio diritto.
Ci sono sentenze che dicono che un Comune, anche in caso di dissesto finanziario, deve garantire i servizi. Tutto questo non è avvenuto”.
In buona sostanza, e questo è bene precisarlo, sono dieci anni che Cupidi lotta per i propri diritti.
Non è nuovo infatti ad ‘esperienze’ del genere: nel 2011, per la mancata assistenza, finì in tribunale contro l’assessorato regionale alla Famiglia e alle Politiche sociali.
Cupidi non si arrende, anche se “si continua a perdere tempo” – osserva – “ed io sono ancora senza assistenza da parte del mio Comune. Lo trovo inaccettabile”.

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