Al termine di lunghe dichiarazioni spontanee il giudice Maria Angioni, sotto processo a Marsala per false informazioni al pm nell’inchiesta sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone, ha ritrattato le dichiarazioni, rivelatesi false, che le erano costate l’incriminazione.

Il colpo di scena

Il colpo di scena è avvenuto all’udienza davanti al giudice monocratico Giuseppina Montericcio, dopo che la procura ha depositato alcuni atti. La ex pm che indagó su Denise, leggendo una lunga memoria, ha affermato che se quando fu ascoltata in procura lo scorso maggio avesse avuto a disposizione i documenti dell’inchiesta avrebbe detto cose diverse.

Chiesto il proscioglimento

La procura ne ha chiesto il proscioglimento e il giudice monocratico è adesso in camera di consiglio per decidere. Angioni aveva denunciato una serie di falle nella indagine sulla scomparsa della bambina.

La procura respinge

Il giudice monocratico di Marsala ha respinto la richiesta di proscioglimento dell’ex pm Maria Angioni, sotto processo per false informazioni al pubblico ministero. A sollecitare il proscioglimento del magistrato è stata la Procura che ha sostenuto che l’imputata avesse ritrattato le dichiarazioni, rivelatesi false, che le erano costate l’incriminazione.

Angioni, che indagò sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone, aveva denunciato falle e depistaggi nelle indagini sulla scomparsa di Denise. Oggi al termine di dichiarazioni spontanee e dopo aver visionato alcuni documenti dell’accusa ha detto di aver avuto ricordi falsati della vicenda. Per la procura sarebbe stata una ritrattazione: da qui la decisione di chiedere il proscioglimento. Ma per il giudice, Angioni non avrebbe espressamente ritirato le sue accuse per cui il proscioglimento non sarebbe ipotizzabile.

L’ex pm Angioni, non ho ritrattato ma fornito spunti

“Non ho ritrattato. Con la decisione della giudice Montericcio di non accogliere la richiesta di proscioglimento ho ottenuto il mio obiettivo, che è quello di perseguire la verità nel caso Denise, per il quale, di recente, credo di aver fornito importanti spunti investigativi, come quello dell’acquisto di sim telefoniche da un negozio di Terni, del quale non figura indirizzo e partita Iva, utilizzate l’1 settembre 2004 da persone, una anche molto importante, che potrebbero avere avuto un ruolo nel sequestro della bambina. E il tracciato di una queste sim, il giorno della scomparsa, è compatibile con la zona del sequestro e le vie di fuga dalla città”. Lo ha detto fuori dall’aula del Tribunale di Marsala, l’ex pm Maria Angioni.

Rigettata la duplice richiesta di proscioglimento (di accusa e difesa) per Maria Angioni, processata a Marsala per false informazioni al pm nell’ambito delle indagini sul sequestro della piccola Denise Pipitone (il magistrato, lo scorso maggio, ha dichiarato che vi furono “depistaggi”), il giudice Giuseppina Montericcio ha ammesso alcuni dei testi chiesti dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Stefano e Andrea Pellegrino.

Sono stati ammessi l’ex procuratore della repubblica di Marsala Antonino Silvio Sciuto, l’ex sostituto Luigi Boccia, che insieme alla Angioni furono tra i primi a indagare sulla scomparsa della bambina da Mazara del Vallo l’1 settembre 2004; gli allora consulenti della Procura marsalese Luigi Simonetto, Paolo Agate e Gioacchino Genchi, l’allora dirigente del commissariato di polizia di Mazara, Antonio Sfamemi, e l’allora fidanzata (poi) Stefania Letterato, che era amica di Anna Corona, madre di Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise, processata e assolta per concorso nel sequestro. E ancora: due marescialli dei carabinieri, Lombardo e Di Girolamo, Piera Maggio e Giovanni Caravelli, direttore dei servizi segreti (Aise) e il giornalista Angelo Maria Perrino, direttore di “Affaritaliani”.

Il giudice Montericcio non ha, invece, ammesso, perché presentata fuori tempo massimo, una seconda lista presentata dalla difesa, nella quale figurava anche il nome dell’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Gianni Letta. Quest’ultimo, ha spiegato la Angioni, “ai primi del 2005 era presente a Palazzo Chigi, mi ha riferito l’avvocato Giacomo Frazzitta, quando Piera Maggio, in qualità di parte offesa, e il suo legale furono convocati per chiedere loro ‘spiegazioni’ sui ‘problemi’ tra la Procura di Marsala e la polizia”. I magistrati, infatti, avendo indagato su alcuni poliziotti del commissariato di Mazara, poi condannati, e sulla base di alcune intercettazioni non si fidavano della polizia e affidarono le indagini sul sequestro Denise alla sezione di pg dei carabinieri della Procura. All’incontro romano sarebbe stato presente anche l’allora capo dello Sco, Carluccio. La prossima udienza del processo alla Angioni sarà il 14 febbraio. Tra i testi citati per quella data il pm Luigi Boccia.

Cosa aveva detto in tv

Storie Italiane, il programma condotto su Raiuno da Eleonora Daniele, nel corso di una diretta su Denise Pipitone, scomparsa da Mazara del Vallo nel settembre 2004, l’ex pm Maria Angioni fece dichiarazioni che generarono scalpore: “Denise Pipitone è viva, ed anzi ha una figlia”.

L’ex PM ha detto: “L’unica cosa di cui ho paura è la perdita di serenità di un nucleo familiare. La prima cosa importante è preservare l’equilibrio psicofisico delle persone coinvolte”, aggiungendo che “grazie a due persone ho individuato una persona che potrebbe essere Denise e ho scoperto che ha una figlia. Altro non posso dire, altrimenti farei un danno. Quello che ho verificato adesso mi dà conferma di quello che ho sempre pensato. Ora temo per la sua sicurezza fisica e per la serenità del suo nucleo familiare dove adesso è inserita. Quella persona non sa di essere una bambina rapita e non lo sa il marito”.

Sul luogo della presunta identificazione disse: “Dove si trova Denise Pipitone? L’abbiamo trovata in un contesto molto sereno e internazionale. Non c’è una violazione del segreto perché è una mia ricostruzione”. A stretto giro arrivarono le polemiche e la presa di distanza del legale di Piera Maggio, l’avvocato Giacomo Frazzitta.

Le circostanze riferite dall’ex pm, su cui i colleghi marsalesi hanno per settimane indagato, non hanno trovato alcun riscontro. Da qui l’incriminazione per false dichiarazioni a pubblico ministero a cui è seguita una nuova convocazione in Procura, stavolta, in veste di indagata, con un avviso di garanzia.

 

Articoli correlati