I giudici della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la regione siciliana presieduti da Giuseppe Maneggio hanno condannato ex componenti del consiglio di amministrazione dello Iacp di Ragusa a risarcire l’ente di circa 60 mila euro. La vicenda ruota attorno ad un contenzioso nato dopo la nomina per un solo anno del direttore generale Giuseppe Digrandi avvenuta nel 2011.

Secondo la legge la pubblica amministrazione può conferire incarichi dirigenziali almeno per una durata di tre anni. Da qui la richiesta di risarcimento avanza da  Digrandi che si è conclusa con il pagamento in suo favore di 86 mila euro. La delibera in questione era approvata con il voto favorevole di Giovanni Cultrera, Sebastiano Caggia, Adriana Lo Monaco, dal coordinatore e segretario della seduta Giovanni Scuderetti, e da altri due componenti che nel frattempo sono morti e le loro posizioni archiviate.

Per il procuratore contabile il pagamento della somma al dirigente rappresenta un danno erariale. Da qui la condanna dei giudici al risarcimento. “Il giudice del lavoro di primo grado, da una parte, .- si legge nella sentenza – ha evidenziato il carattere inderogabile della regola della durata minima triennale degli incarichi dirigenziali e dall’altra parte, ha argomentato in fatto sull’insussistenza di quelle esigenze eccezionali e temporanee eccepite dallo Iacp di Ragusa in sede di difesa processuale consistenti nell’avvio e conclusione delle procedure per coprire in modo stabile il suddetto posto dirigenziale con un dirigente di ruolo.

Il giudice del lavoro, quindi, ha affermato il carattere imperativo e cogente della norma della legge 165/2001 sulla durata minima triennale degli incarichi dirigenziali, da applicare anche nell’ordinamento regionale siciliano”. Sono stati condannati Giovanni Cultrera a risarcire 12 mila e 334 euro, Antonino Blandizzi, 5 mila e 391 euro, Sebastiano Caggia, 6 mila e 934 euro, Giuseppe Castagna, 5 mila e 391 euro, Adriana Lo Monaco, 6 mila e 943 euro, Mario Marino, 5 mila e 391 euro, Salvatore Scala, 5 mila e 391 euro, Giovanni Scudaretti, 12 mila e 334 euro.

La sentenza di primo grado non è definitiva e potrà essere appellata.

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