Luigi Di Maio non ce l’ha fatta. Il suo partito a supporto del “Polo progressista” non supera l’1% e al vaglio delle urne lui stesso ha perso il duello nel collegio uninominale che gli avrebbe potuto garantire il ritorno in transatlantico lontano dal Movimento 5 stelle ma sempre più vicino al PD.

Di Maio si è giocato la faccia in questa tornata elettorale e adesso sarà resa dei conti anche intorno a lui visto che con grande probabilità potrebbero restare fuori dalla nuova legislatura anche i fedelissimi siciliani Lucia Azzolina e il fido Di Stefano. Ma i numeri sono impietosi e lo diventano in queste ore anche ex amici ed avversari sui social. L’epiteto più gentile per il ministro degli esteri uscente è traditore mentre Beppe Grillo già in campagna elettorale lo aveva appellato come “Giggino a cartelletta”.

Si tratta di un passaggio doloroso per l’ex leader 5 stelle Di Maio che l’8 ottobre 2019, quando il taglio dei parlamentari di cui oggi in qualche modo è rimasto vittima è diventata legge, fu immortalato a Montecitorio con i forbicioni di cartone con cui fare simbolicamente a pezzi le poltrone della casta.

 

 

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