“Lascio a Schifani una Regione con tre o quattro primati positivi e con tante cose avviate. Quando sono arrivato la avevo trovata fuori noma e con 4 o 5 primati ma negativi”.

E’ il lascito politico amministrativo di Nello Musumeci a Renato Schifani che gli succede come Presidente della Regione. Musumeci, a Talk Sicilia, fa le sue immaginarie consegne, si leva qualche sassolino dalla scarpa per le polemiche degli ultimi mesi nella maggioranza che lo ha sostenuto (o forse più ostacolato e sentire il suo racconto), indica i punti di forza e quelli di debolezza del suo governo, le cose fatte e quelle da fare ma anche quelle per le quali resta un po’ di rammarico.

Presidente cosa dice al suo successore, consigli?

“No, assolutamente nulla se non l’augurio di buon lavoro. Nulla, perché il presidente Schifani è persona autorevole e con esperienza. Ha avuto ruoli di grande responsabilità alla presidenza di Palazzo Madama. Nessun consiglio, nessun suggerimento. Spero possa fare meglio e più di quanto non abbia fatto io col mio governo in questi cinque difficilissimi anni, caratterizzati anche da calamità e dalla pandemia che per due anni circa ci ha costretti a rallentare dedicandosi alla tutela della salute della nostra comunità. Per il resto sono davvero contento di lasciare Palazzo Orléans che ho trovato fuorilegge. Materialmente fuori legge perché non a norma con le leggi vigenti, soprattutto in materia di prevenzione e di sicurezza. Un palazzo che aveva perso il suo decoro”.

Il paradigma di una Regione fuorilegge

“Il palazzo è il paradigma di quello che abbiamo trovato alla Regione: un palazzo abbandonato come la Regione era abbandonata; un palazzo insicuro come la Regione era insicura. Oggi Palazzo d’Orléans ha riacquistato il suo doveroso decoro. E abbiamo già predisposto tutte le misure per renderlo a norma di legge. E quindi il presidente Schifani troverà una ‘signora Regione’ con le carte in regola. Dal punto di vista amministrativi troverà una Regione con una trattativa finanziaria già avviata con lo Stato e con gli strumenti di pianificazione che mancavano e che sono stati tutti redatti. Debbo dire che lascio una Regione che oggi detiene tre o quattro primati a livello nazionale in positivo. Quando siamo arrivati noi ne aveva quattro o cinque ma in negativo. Sono felice che alle mie spalle lascio un’esperienza positiva anche in termini di stabilità politica perché un giorno di crisi non c’è stato”.

Un governo stabile, senza mai un giorno di crisi

“Abbiamo dovuto sostituire Sebastiano Tusa per la nota tragedia che ce lo ha portato via, poi Vittorio Sgarbi, eletto alla Camera, e 2 o 3 assessori che sono stati autonomamente sostituiti dai partiti di riferimento. Nulla a che vedere con i circa 30 assessori del governo Lombardo. Se penso, poi, ai 52 del governo Crocetta, beh, debbo dire che io ancora sto governando e proprio oggi faccio una giunta, forse l’ultima seduta di giunta con gli stessi assessori che ho nominato cinque anni fa. Quindi come vede un rapporto assolutamente solido con i partiti. Proprio perché la stabilità è una delle caratteristiche che rende credibile una regione, un governo e quindi un’intera comunità”.

I termovalorizzatori, un’incompiuta?

“Nella scorsa campagna elettorale avevo detto che mi sarebbero bastati cinque anni per avviare e portare a compimento alcune iniziative. Non avevo fatto i conti col Padreterno, col destino. Cioè con due anni di pandemia. Due esempi per tutti: il primo sono proprio i termovalorizzatori per i quali è comunque partita la procedura. Ho già fatto il primo bando. Il presidente Schifani dovrà soltanto completare l’iter. Il secondo bando sta per essere firmato dal direttore in questi giorni. E poi si va al bando pubblico e quindi alla realizzazione di due impianti che porteranno a soluzione il problema eterno dei rifiuti in Sicilia. Con la differenziata siamo passati dal 19 per cento che ho trovato quando sono arrivato io, al 48%. Merito naturalmente di un gioco di squadra che abbiamo fatto con i sindaci e con i cittadini”.

Il centro direzionale della Regione, opera da 450 milioni

“Il secondo tema che avrei voluto portare a compimento è quello del Centro Direzionale della Regione. E assurdo che la Regione debba pagare 27 milioni l’anno di fitti passivi. Noi abbiamo gli uffici regionali sparpagliati in tutta la città, con grave disagio per il cittadino che arriva da lontano. Ecco si tratta di realizzare tutto in un solo palazzo, dove c’è anche lo spazio per i bambini dei dipendenti, dove c’è la possibilità di potere consumare un pasto, dove c’è la possibilità di poter posteggiare, dove c’è la possibilità di arrivare con un mezzo pubblico. Questo ho immaginato di realizzare col mio governo in via Ugo La Malfa. Il Centro Direzionale ha già uno studio di fattibilità, quello completo ci verrà consegnato alla fine di novembre e nel frattempo stiamo trattando per la totale acquisizione del sito, in parte nostro per una certa percentuale. Anche questa è un’opera che potrebbe essere completata in tre quattro anni. Si tratta di un investimento da 450 milioni che farebbe lavorare migliaia di palermitani per tre o forse quattro anni. E sarebbe una bella, grande opera pubblica in una città come Palermo, dove non si fanno opere pubbliche significative da oltre quarant’anni se non cinquant’anni”.

La cosa più importante fatta

“Non ho dubbi, è l’Autorità di bacino. Sono due parole dietro le quali si conservano e nascondono 3000 corsi d’acqua. 3000 metri fluviale, fra fiumi e torrenti asciutti e vivi. E mancava dal 1986. Sono passati tanti presidenti, ma nessuno si è accorto che in Sicilia non c’era l’autorità preposta a vigilare sulle aste fluviali. Sui corsi d’acqua, con tutto quello che abbiamo dovuto subire e piangere. Ecco, oggi l’autorità di bacino è funzionante. Abbiamo pulito 125 fiumi, abbiamo speso decine e decine di milioni con il cambiamento climatico, con la pubblicizzazione del nostro clima, con tutto quello che è avvenuto e avviene in Italia. Io credo che questa sia una delle opere più importanti che ci ha anche consentito di poter spendere 490 milioni contro il dissesto idrogeologico. E me lo lasci dire, siamo la prima regione in Italia per spesa su questo fronte. Io ne ho trovati 26 milioni spesi contro il dissesto idrogeologico”.

La sfida con De Luca

“Io non ho mai polemizzato con questo candidato messinese. Mai, perché io mi occupo di politica, non di spettacolo. E mi dicono gli esperti analisti che nel mio collegio, il messinese o il candidato di Messina, perché io non faccio distinzioni fra messinese e catanese, palermitano, come invece qualcuno, anche ad alto livello, ama fare, è stato raddoppiato, anzi triplicato nei consensi. Ma era più che normale. Si tratta di un consenso che arriva dal risultato ottenuto dopo cinque anni di buon governo. Cinque anni fa Musumeci vinceva in Sicilia sulle ceneri e sul fallimento del centrosinistra. Non dare una lettura politica a questo risultato oggi mi sembra davvero riduttivo”.

L’auspicio per il futuro

“Io credo che il presidente Schifani abbia tutti i requisiti necessari per essere un ottimo presidente e voglio solo sperare che possa essere libero nelle proprie scelte. Ci si dimentica che in Sicilia da venti anni c’è una regione presidenziale (con l’elezione diretta del Presidente della Regione ndr). Significa che il presidente non è più eletto dal Parlamento, ma è eletto dal popolo. Il Parlamento a sua volta è eletto pure dal popolo. Hanno due funzioni diverse. L’interferenza nell’operato del presidente della Regione può diventare pregiudizievole. Il presidente della Regione deve avere sempre mani libere, non deve avere il timore del condizionamento esterno o interno. Questo è il requisito essenziale che si richiede, specie in una regione come la nostra. Per restare con le mani libere ho pagato la mancata ricandidatura, altrimenti oggi non saremmo qui a parlare di quello di cui stiamo parlando. Ma la libertà in ognuno di noi ha un prezzo più o meno alto. Io l’ho pagato volentieri pur di restare uomo libero”.

E prosegue: “Quindi al presidente Schifani auguro davvero di poter fare più di quanto non abbia potuto fare io. Ci sono problemi strutturali alla Regione legati al personale che deve essere rinnovato. Non si fanno concorsi dal ’91, ci sono problemi di indebitamento realizzati negli ultimi 30-40 anni, debiti e disavanzo. C’è un problema di proiezione esterna perché dobbiamo cancellare alcuni luoghi comuni. E poi bisogna definire con chiarezza i compiti del presidente eletto dal popolo e i compiti dell’assemblea eletta dal popolo. Ancora alcuni di questi aspetti non sono stati affrontati. Ci sono norme regolamentari che andavano bene quando il presidente eletto dall’assemblea e che oggi non possono più andar bene, visto che il presidente è eletto dal popolo e il legislatore, ha voluto l’elezione diretta proprio per sottrarlo al condizionamento dei partiti. I partiti sono essenziali in democrazia però bisogna vedere se c’è la democrazia all’interno dei partiti. Se ci sono i padri padroni che minacciano di mancata candidatura allora non abbiamo risolto niente”.

I risultati

“Siamo fra le prime regioni per investimenti, siamo la quarta regione in Italia per crescita economica e la terza per investimenti. Quindi le lascio soltanto questo dato per riflettere su quanto sia cambiato il panorama negli ultimi cinque anni. Io a Roma farò il mio dovere di senatore, continuerò a rappresentare la mia terra. Cercherò di essere a disposizione del governo regionale assieme ad altri parlamentari e naturalmente ad altri colleghi. Da cerniera fra le esigenze di Palermo e le scelte di Roma. Andiamo avanti. L’importante è che la Sicilia possa continuare sulla strada che abbiamo indicato tracciato”.

Un presidente dell’Ars di Diventerà Bellissima

“No, Diventerà bellissima è stata un’esperienza molto, molto interessante. Durata sette anni. Adesso confluisce in Fratelli d’Italia. Io non mi sono occupato e non mi occupo di organigrammi come lei sa, o anche questo limite e questo difetto. Certamente Fratelli d’Italia ha dimostrato in questa consultazione di essere una grande forza politica, formata da donne, da uomini e soprattutto da giovani. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, quindi credo che ogni forza politica debba avere un ruolo di responsabilità in funzione del consenso raccolto. Mi auguro che il nuovo presidente dell’Assemblea regionale sia collaborativo con il governo, che non si intrufoli negli affari che non riguardano il Parlamento. Che sappia essere obiettivo. Che non sia una persona che usi trabocchetti e colpi bassi, che abbia un minimo di pudore, che non sia aduso alle sostanze stupefacenti o all’alcol. Che sia una persona responsabile come deve essere. Ma non mi riferisco solo a Palermo. Ecco come deve essere un presidente di assemblee di consigli regionali. Mi auguro solo questo”.

L’intervista integrale al Presidente Nello Musumeci

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