“E’ necessario più che mai che il sindaco Lagalla nomini con urgenza il Garante comunale dei diritti dei detenuti”. E’ l’appello rivolto dal comitato “Esistono i diritti” trans-partito al primo cittadino di Palermo.

La battaglia umanitaria del comitato

Il comitato è nato 10 anni fa su iniziativa dell’attivista Gaetano D’Amico, che spiega a BlogSicilia le ragioni della richiesta: “E’ una battaglia umanitaria e di civiltà iniziata oltre quattro anni fa e portata avanti anche con sit-in e scioperi della fame. La situazione delle carceri in Italia, in generale, è gravissima, e a Palermo, nello specifico, è esplosiva. Durante la sindacatura di Leoluca Orlando è stato finalmente approvato il Regolamento comunale per i diritti dei detenuti. Poi si sono svolte le elezioni amministrative, e sono arrivati nuovo sindaco, giunta e consiglio comunale. Il Regolamento dice che il garante comunale deve essere nominato dal sindaco.
Chiediamo a Roberto Lagalla un incontro urgente, e di procedere alla nomina del garante comunale”.

Il ruolo del Garante comunale

Aggiunge D’Amico: “In merito ai diritti dei detenuti, esistono il Garante nazionale e quello regionale ma, nonostante il loro impegno, necessitano altre figure. Il garante comunale servirebbe a coadiuvare quello regionale nel suo lavoro, ad aiutarlo. Compito del garante comunale sarebbe visitare le carceri e capire le criticità, rendersi conto della realtà detentiva, segnalare necessità e interventi da attuare per rendere le carceri luoghi più ‘umani'”.

La situazione a Palermo

Il fondatore del comitato ribadisce che a Palermo la situazione delle carceri è davvero grave. “Sono posti invivibili – precisa -. Noi sappiamo che mancano psicologi e assistenti sociali, talvolta anche i farmaci che devono assumere i detenuti tossicodipendenti. A trovarsi in una situazione di grande difficoltà anche gli agenti penitenziari, che soffrono per carenza di personale e turni massacranti, e spesso subiscono aggressioni. La tensione nelle carceri palermitane è una realtà tristemente nota. Ecco, il garante comunale potrebbe intervenire per aiutarli, mettendo in atto provvedimenti che possano far diventare gli istituti penitenziari luoghi realmente rieducativi”.

I suicidi nelle carceri

Dilagante poi il tristissimo fenomeno dei suicidi nella carceri, e la città di Palermo ne sa qualcosa.
Basta citare gli ultimi casi, relativi all’anno in corso.
D’Amico fornisce i dati: L’8 febbraio scorso un detenuto di 25 anni si è suicidato al carcere Ucciardone. Stessa fine per un detenuto tunisino, recluso sempre all’Ucciardone, il 6 aprile. Il 15 settembre è morto nel reparto di rianimazione dell’ospedale Civico di Palermo Roberto Pasquale Vitale, il 29enne che aveva tentato di impiccarsi nel penitenziario Pagliarelli. Il giovane era stato trovato con un lenzuolo attorno al collo e soccorso dagli agenti della polizia penitenziaria. Le sue condizioni appena giunto in ospedale furono ritenute da subito molto gravi dai medici. Poi il coma e infine la morte dopo giorni di agonia. Il 19 settembre un altro detenuto straniero ha cercato di togliersi la vita legandosi le lenzuola attorno al collo nella nona sezione del carcere Ucciardone. E’ stato soccorso dagli agenti penitenziari in servizio.
“Suicidi e tentati suicidi – commenta D’Amico – ci danno la misura del fatto che le carceri sono luoghi di sofferenza e non dovrebbe essere così. In Italia è scarsamente applicato l’articolo 27 della Costituzione, il quale dice che la pena deve essere rieducativa e non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità.
Considerato quanto avviene nelle nostre carceri, – conclude D’Amico – crediamo sia prioritario intervenire, ed in tempi brevi. Noi ci battiamo per i diritti di tutti, e quelli dei detenuti non sono da considerare diritti di serie B”.

(nella foto, di repertorio, il comitato Esistono i Diritti durante un sit in)

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